L'operazione è stata denominata dalla polizia 'Hitman', che sta per sicario ed è il nome di un videogioco. Infatti, un 40enne milanese arrestato il 7 aprile, il killer lo aveva trovato davvero sul Dark Web, tra i siti più oscuri della Rete dove l'illecito sarebbe a portata di click, in un istante. Gli aveva commissionato di lesionare l'ex compagna con l'acido e non solo, pattuendo 10 mila euro.

Per la prima volta, con un'operazione congiunta delle polizie italiane ed europee, è stato fermato in tempo reale il mandante di un femminicidio, pianificato virtualmente, ma pronto per essere realizzato.

Acciuffato nel Dark Web, come si è arrivati all'arresto

Stamattina, la Polizia di Stato ha eseguito la misura cautelare dei domiciliari nei confronti di un manager 40enne, su disposizione del gip del Tribunale di Roma, Daniela Caramico D'Auria, che ha accolto la richiesta del procuratore Michele Prestipino e del pm Daniela Cento. L'uomo è accusato di atti persecutori aggravati e tentate lesioni personali aggravate. Esperto informatico di un'azienda italiana del settore energetico, avrebbe pianificato di punire l'ex compagna, una collega 30enne romana 'colpevole' di averlo lasciato, incaricando qualcuno di commettere un grave delitto di violenza di genere, forse anche di ucciderla.

L'indagine è partita dopo una segnalazione dell'Interpol lo scorso febbraio: la polizia tedesca aveva acquisito sul Dark Web alcune conversazioni relative a un delitto su commissione.

Un 'cliente' sconosciuto aveva chiesto a uno o più intermediari, soggetti denominati 'Assassins' di procurargli un sicario che avrebbe dovuto tirare l'acido in faccia a una donna "senza prendere gli occhi". "Voglio che resti paralizzata dalla schiena in giù e che vada sulla sedia a rotelle", avrebbe scritto il mandante.

Per il 'servizio' richiesto, aveva già effettuato il primo di quattro pagamenti in Bitcoin del valore complessivo di 10mila euro.

"Domani caricherò bitcoin sul portafogli", aveva scritto all'interlocutore contattato nel Dark Web. Le indagini sono state svolte sia on line dal Servizio Polizia Postale delle Comunicazioni e dal Compartimento Polizia Postale per il Lazio, che a livello operativo dalla Squadra Mobile. In tempi brevi, gli investigatori hanno individuato la vittima così come il mandante del piano, e ricostruito la vicenda, anche grazie al fondamentale contributo dell'Interpol che ha seguito le transazioni finanziarie.

A fine febbraio, nel corso della perquisizione fatta in casa dell'indagato, erano stati trovati 37 fogli di carta che riportavano pensieri ossessivi verso la ex, e un libro dal titolo 'Il cervello delle donne, capire la mente femminile attraverso la scienza'. L'inchiesta della Procura di Roma va avanti per risalire all'identità dell'intermediario, gestore di un sito, e del sicario.

'Lasciare un segno indelebile sul corpo della ex'

Nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip parla di una "spiccata pericolosità sociale dell'indagato" e di "una particolare inclinazione a delinquere". L'uomo non ammetteva che la 30enne avesse posto fine alla loro relazione, avvenuta tra il novembre del 2018 e il luglio del 2020.

Perciò l'aveva contattata insistentemente tramite messaggistica istantanea.

Dopo aver incassato più rifiuti, attraverso pratiche informatiche di anonimizzazione e utilizzando la rete Tor, era cominciata la ricerca di un killer sul Dark Web. Poi, aveva fornito dati personali della donna e istruzioni sulla modalità di esecuzione di un piano criminale che mirava a cagionare alla 30enne lesioni gravissime. Agli inquirenti che lo hanno interrogato, avrebbe dichiarato di nutrire una profonda rabbia verso l'ex fidanzata, di voler lasciare un segno indelebile sul suo corpo, come lei lo aveva lasciato sulla sua vita. L'aggressione sarebbe dovuta sembrare una rapina, e il sicario avrebbe dovuto sottrarre alla vittima la borsa.

Dark Web, piazza criminale e voce dei perseguitati

Delitti di vario genere commissionati a specialisti e reclutamento di 'manodopera' criminale: nel Dark Web sarebbero operazioni frequenti. A sostenerlo è Pierluigi Paganini, ingegnere informatico esperto di cybersecurity e intelligence. La rete Tor protetta da anonimato, sarebbe la piazza d'incontro virtuale privilegiata per chi delinque.

Allora perché non chiuderla? Per l'esperto, è uno strumento prezioso per giornalisti che debbano fare inchieste e ricerche, come per chi sia perseguitato da regimi. Prporio reti come Tor, consentirebbero a perseguitati di sopravvivere, sfuggire a repressione e censure, per portare all’attenzione del Web la propria voce.