Bologna è stata teatro, ieri domenica 2 maggio, di una duplice tragedia. Emma Pezemo, 31enne di origini camerunensi, è stata trovata morta: ridotta a pezzi, abbandonati in un cassonetto della spazzatura. Il suo compagno, anche lui del Camerun, il 43enne Jacques Honoré Ngouenet, è stato trovato nella sua abitazione senza vita. I due avevano trascorso la giornata insieme. Gli inquirenti ipotizzano il gesto volontario dell'uomo.

Bologna, l'allarme delle coinquiline

A Bologna, Emma Pezemo studiava per diventare operatrice socio-sanitaria. Viveva con quattro amiche nello studentato 'Galvani' di via Enrico De Nicola a Casteldebole, frazione del comune di Bologna.

Sono state proprio loro a dare l'allarme non vedendola tornare ieri mattina. La 31enne era uscita il sabato sera. Hanno chiamato Jacques Honoré Ngouenet che con lei aveva una relazione sentimentale. L'uomo ha detto di non sapere nulla e di condividere la stessa preoccupazione delle ragazze. Emma, però, risultava irreperibile e a casa non è mai arrivata. Le coinquiline sono andate a denunciarne la scomparsa.

Attivate le ricerche, macabra scoperta

Da quel momento sono state attivate le ricerche. Gli agenti della Squadra Mobile di Bologna sono andati a casa di Ngouenet per ascoltarlo, ma si sono trovati di fronte a una scena inimmaginabile. L'uomo si era impiccato con un cappio di fortuna. A distanza di poco tempo, alcune persone avrebbero segnalato tracce di sangue su un cassonetto in viale Togliatti alla periferia di Bologna, nella parte opposta della città dove abitava l'uomo.

Al suo interno, c'era un corpo a pezzi distribuiti in sacchetti di plastica. Dopo i primi accertamenti, si è risaliti all'identità della donna. Da quel momento, sono stati collegati i due eventi. A far propendere per l'ipotesi dell'omicidio-suicidio, è un biglietto ritrovato in casa dell'uomo e scritto di suo pugno in francese.

Il contenuto, che proverebbe le responsabilità dell'uomo, farebbe riferimento alla storia con Emma e lascerebbe intendere di non preoccuparsi del corpo della donna. La notizia diffusa in un primo momento che Ngouenet fosse ospite della comunità Giovanni XXIII per problemi psichiatrici, è stata smentita dalla struttura. Per avere la certezza che sia stata uccisa dal suo compagno, bisognerà attendere l'esito dell'esame autoptico.

Prime indagini, si cerca l'arma del delitto

Secondo la prima ricostruzione investigativa, la giovane donna potrebbe essere stata uccisa in un parco, forse proprio quello che circonda gli edifici dello studentato dove Emma abitava. Quel parco verrà ancora ispezionato dalla polizia alla ricerca dell'arma del delitto, forse un machete. L'auto del 43enne è stata sequestrata dalla Squadra Mobile. Al suo interno, l'uomo avrebbe caricato i sacchi con il corpo della vittima. In seguito, avrebbe cercato di ripulirla.

Resta da capire il perché di un delitto tanto brutale, quale possa essere stato il movente. L'uomo aveva un permesso di soggiorno in corso di rinnovo, un solo precedente penale per disturbo alla quiete pubblica.

Avrebbe svolto lavori saltuari. Le coinquiline di Emma non hanno riferito di particolari criticità nella vita di coppia. Un conoscente ha però riferito di un pesante litigio tra i due e la donna sarebbe stata vista in lacrime. Al vaglio degli inquirenti, anche la possibilità che il 43enne non abbia fatto tutto da solo.