Stefano Cucchi è il geometra trentunenne massacrato in una caserma dei carabinieri sulla Casilina nel 2009. Dopo 12 anni e la sentenza di primo grado del 2019, arriva la sentenza d'Appello del processo bis. Condannati per pestaggio i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro: ai due spettano 13 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Accusati di reato di falso sono invece i colleghi Roberto Mandolini e Francesco Tedesco, testimone dei fatti: ai due rispettivamente una pena da scontare di 4 anni e di 2 anni e 6 mesi.

La sentenza di primo grado nel 2019

La sentenza di primo grado della Corte d'Assise del novembre 2019 aveva condannato Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro a 12 anni di reclusione. Francesco Tedesco era stato invece assolto dall'accusa di omicidio preterintenzionale, venendo condannato a 2 anni e 6 mesi solo per reato di falso. Per Roberto Mandolini, l'accusa di falso aveva portato a una condanna di 3 anni e 8 mesi: Mandolini, infatti, è stato il responsabile della falsificazione del verbale d'arresto, il quale attestava un fotosegnalamento in realtà mai avvenuto. Su tale verbale, inoltre, non risultavano i nomi dei carabinieri Tedesco, Di Bernardo e D'Alessandro. Per il sostituto procuratore, Giovanni Musarò, quel verbale falsificato ha rappresentato il primo atto di depistaggio che poi ha portato alla morte di Cucchi.

Infatti, se Mandolini non avesse scritto nel verbale che Stefano fosse un senza fissa dimora (falso in quanto il trentunenne risiedeva con i genitori) probabilmente non sarebbe stato arrestato ma sarebbe solo finito ai domiciliari.

Inasprimento delle pene con la sentenza d'appello

La sentenza d'appello, a distanza di 12 anni dal pestaggio di Cucchi, ha inasprito le pene per i carabinieri coinvolti.

Infatti, D'Alessandro e Di Bernardo, colpevoli del pestaggio e dunque accusati di omicidio preterintenzionale, vedono la loro condanna innalzarsi a 13 anni di reclusione. Per Mandolini la pena per reato di falso passa a 4 anni (il procuratore generale di Roma, Roberto Cavallone, aveva richiesto un innalzamento a 4 anni e 6 mesi).

Tedesco, testimone dei fatti, per il quale il pg Cavallone aveva chiesto l'assoluzione da tutte le accuse perché "il fatto non costituisce reato", vede invece la conferma della pena di 2 anni e 6 mesi per la sola accusa di reato di falso: confermata quindi la sua esclusione solo dall'accusa di omicidio preterintenzionale.

Le parole della sorella Ilaria Cucchi e dell'avvocato Anselmo

L'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, ha rivolto il suo pensiero ai magistrati Pignatone, Prestipino e Musarò: "La giustizia funziona quando ci sono magistrati seri, onesti e capaci".

La sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, in prima linea in questi 12 anni per ottenere giustizia per il fratello, rivolge il suo pensiero ai genitori, per il caro prezzo dovuto pagare in questi anni e definisce la nuova sentenza come "un momento storico e per me di estrema emozione."