Il giorno dopo la strage, ad Ardea c'è incredulità e sgomento. Mario Savarese, sindaco della località sul litorale a sud di Roma, ha proclamato il lutto cittadino e il consorzio di Colle Romito, dove c'è stata la sparatoria, ha le bandiere a mezz'asta in ricordo delle vittime. In tanti si domandano se non si sia trattata di una tragedia annunciata che si sarebbe potuta evitare.
Ieri, 13 giugno, prima delle 11, Andrea Pignani, ingegnere informatico disoccupato di 35 anni, residente nel comprensorio, è sceso in strada impugnando un'arma e ha aperto il fuoco.
Ha sparato più colpi, uccidendo prima un anziano in bicicletta, Salvatore Ranieri, poi due fratellini, di 5 e 10 anni, David e Daniel Fusinato. Per una pura casualità (l'arma si sarebbe inceppata) non ha ucciso anche una quarta persona, un uomo che passava con una carriola per gettare sterpaglie. Dopo essersi barricato in casa, Pignani si è tolto la vita sparandosi. Sono ancora molti i punti della vicenda da chiarire, a cominciare dal possesso di un'arma da parte di un uomo con problemi psichici.
Ardea, intenzione di uccidere e bersagli scelti a caso
Sarebbe stato mosso dall'intenzione di uccidere per uccidere, Andrea Pignani. All'interno del comprensorio mancano telecamere di vigilanza e gli inquirenti stanno cercando di ricostruire l'accaduto attraverso le testimonianze dei residenti.
Pignani, descritto come uno psicolabile con manie di persecuzione, uscito ieri mattina dal villino in cui abitava con la madre e la sorella, con indosso una felpa, dei guanti e uno zainetto, impugnava un'arma. Avrebbe vagato brevemente, finché non ha aperto il fuoco contro le prime persone incontrate sulla sua strada: i due bambini che giocavano davanti casa e l'anziano, che non li conosceva ma ha tentato di proteggerli.
Ranieri è morto subito, David e Daniel Fusinato, a cui il papà Domenico, accorso dopo aver sentito gli spari, ha tenuto la mano, sono morti dopo poco. Non c'era stata alcuna lite prima tra Pignani e il papà dei bambini, come diffuso ieri, e i genitori dei bambini non conoscevano l'omicida. Domenico Fusinato era agli arresti domiciliari per una vicenda di droga: poco prima della sparatoria, una pattuglia dei carabinieri di Marina di Ardea era passata per controllare che stesse rispettando l'ordinanza di custodia ai domiciliari.
La stessa pattuglia è intervenuta subito dopo, scoprendo tre innocenti a terra. Intanto il killer, tornato nella viletta familiare che dista poche decine di metri dal campetto dove e avvenuto il triplice omicidio, dopo aver fatto uscire la madre, vi si è barricato senza rispondere ai negoziatori. Dopo tre ore, i carabinieri hanno fatto irruzione e l'hanno trovato morto sul letto.
Ardea, precedenti episodi forse con l'arma del padre
Pignani ha ucciso i fratellini Daniel e David, sparandogli al collo e al petto. Il pensionato è stato raggiunto alla testa da un proiettile. L'omicida-suicida, non solo aveva un'arma, ma sapeva anche maneggiarla con precisione. Si tratta di una Beretta calibro 7,65 che era appartenuta a suo padre, ex guardia giurata.
Il padre di Pignani è morto a novembre 2020 e da allora sembrerebbe che l'arma sia divenuta 'clandestina': nessuno dei familiari ne avrebbe denunciato la detenzione, né i militari della stazione di Marina di Ardea sarebbero stati a conoscenza del decesso della guardia giurata. Eppure, questa arma 'clandestina' sarebbe stata vista da più persone del comprensorio. Lo ha detto ieri, a strage appena avvenuta, Romano Catini, presidente del consorzio: più volte sarebbero state fatte segnalazioni a carabinieri e polizia locale. Pignani, incline alla lite per ogni pretesto, la potatura degli arbusti sotto casa o rumori non graditi, avrebbe usato quell'arma per spaventare i residenti sparando colpi in aria.
Ad alcuni era parsa una scacciacani. "Sembrava fosse una pistola finta, era accaduto di sentire colpi, sarà successo 4 volte, i carabinieri lo conoscevano", ha detto Catini. Ai militari che lo hanno ascoltato in serata, non sarebbero pervenute denunce.
Di fatto, l'unica denuncia a carico dell'ingegnere informatico disoccupato è del maggio 2020: aveva minacciato sua madre con un coltello. Non ci sarebbe stato un Trattamento sanitario obbligatorio, ma un ricovero di un giorno. Poi, era stato dimesso, e non era in cura presso strutture pubbliche o private.
Famiglia distrutta
La famiglia dei bambini uccisi è distrutta dal dolore. Chiede rispetto per la tragedia che sta vivendo e che sia fatta luce su quello che è accaduto.
I genitori di David e Daniel, da Ostia avevano deciso di vivere a Colle Romito, considerandolo un posto tranquillo dove crescere i bambini. Mentre sono da accertare responsabilità, c'è chi chiede il censimento delle armi in circolazione e un registro informatico per segnalare a Questure e Prefetture soggetti psicolabili armati.