Dopo due anni e mezzo dal decesso della 26enne Sestina Arcuri, lo scorso 19 luglio, i giudici della Corte d'Assise di Viterbo hanno assolto dall'accusa di omicidio volontario e omissione di soccorso il 32enne Andrea Landolfi, pugile e operatore sociosanitario romano, con cui la ragazza era fidanzata.

Sestina Arcuri sarebbe caduta dalle scale dell'abitazione di Ronciglione dell'82enne nonna di lui, Mirella Iezzi, dove la coppia - che viveva a Roma - stava trascorrendo un fine settimana.

Sestina Arcuri, la sentenza

Alle ore 20 di lunedì, la Corte d'Assise presieduta da Eugenio Turco, dopo oltre dieci ore di camera di consiglio ha emesso la sentenza di primo grado che ha restituito la libertà ad Andrea Landolfi, unico imputato del cosiddetto giallo di Ronciglione.

Non sarebbe stata raggiunta la prova piena della sua responsabilità. Per il pm Franco Pacifici, Landolfi avrebbe litigato con la parrucchiera 26enne originaria di Nocara, in provincia di Cosenza, per poi farle fare un volo di tre metri dalla balaustra delle scale della casa della nonna di lui, in via Papirio Serangeli nel paese in provincia di Viterbo. L'accusa aveva chiesto 25 anni di reclusione. L'avvocato della famiglia Arcuri, Vincenzo Luccisano, l'ergastolo. Landolfi è invece stato condannato a quattro anni per le lesioni provocate a sua nonna.

Per Luccisano ci sarebbero prove schiaccianti della colpevolezza del 32enne. A cominciare dall'autopsia che dimostrerebbe lesioni mortali riportate da Sestina Arcuri a causa di "una caduta dall'alto in accelerazione", mentre il corpo non avrebbe presentato segni di rotolamento.

L'imputato ha sempre dichiarato la propria innocenza sostenendo che lui è Sestina sarebbero scivolati insieme dal gradino più alto delle scale.

I fatti risalgono alla notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2019. Alle ore 2, Sestina Arcuri era in gravi condizioni dopo una caduta. Tuttavia, la chiamata ai soccorsi arrivò alle ore 6 di mattina, fu portata all'ospedale Belcolle di Viterbo, dove morì il 6 febbraio: l'intervento chirurgico alla testa non poté salvarla.

Dopo sette mesi, Landolfi finì in carcere. Il 32enne era stato descritto da ex fidanzate come irascibile e violento. La famiglia della ragazza non ha mai creduto alla tesi dell'incidente. Tra le prove addotte dal legale, le liti con il fidanzato, l'ultima poche ore prima della caduta, la decisione di lei di lasciarlo e l'intenzione di Sestina quella notte di andare a dormire in un B&b.

Inoltre, vi sarebbero state delle intercettazioni telefoniche in cui sia la nonna che l'imputato si sarebbero lasciati sfuggire parole sull'accaduto.

Il tribunale del Riesame, poi, aveva ritenuto chiarissimo il racconto del figlio di Landolfi, un bambino di 5 anni che avrebbe assistito alla caduta di Sestina. Con un peluche, il bambino avrebbe mimato davanti a una psicologa la scena di suo padre che avrebbe cercato di abbracciare Sestina, lei lo avrebbe respinto, lui l'avrebbe sollevata e lasciata cadere.

Le prime reazioni della mamma di Sestina

"Ammazzata una seconda volta, aspettiamo le motivazioni della sentenza e confidiamo nell’appello, per noi non è finita qui”: sulla pagina Facebook del programma Rai "Chi l'ha visto?" è comparso il primo commento di Caterina Acciardi, la mamma di Sestina.

La donna, subito dopo la lettura della sentenza, mentre esplodeva la gioia dei parenti di Landolfi, ha lasciato con disappunto l'aula del tribunale insieme al marito e ai due fratelli di Sestina.

"La nostra intenzione è impugnare la sentenza e fare ricorso in appello, è la prima volta che mi capita che un imputato per omicidio volontario e omissione di soccorso venga assolto con formula dubitativa", ha aggiunto il legale Luccisano.

Familiari del fidanzato, 'Giustizia è stata fatta'

"Qui all’aperto si respira un’aria diversa”, ha detto Landolfi lasciando il carcere di Regina Coeli alle ore 23 di ieri, 20 luglio, dove era detenuto dal 25 settembre 2019. I suoi difensori, Serena Gasperini e Daniele Fabrizi, lo hanno aspettato all'esterno della casa circondariale insieme ai familiari, compresa la nonna.

Per i legali, si è trattata di una disgrazia, non di un omicidio volontario e la Procura avrebbe trasformato l'assistito in un mostro.

Per la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa di Landolfi, "un innocente torna a casa. Mi dispiace per la famiglia di Sestina, ma non si è trattato di un delitto. È stato un tragico incidente. Spero qualcuno li aiuti a capire che la verità è ben diversa da quanto ha sostenuto l’accusa”.

Roberta Landolfi, mamma dell’imputato, ha commentato: “Male non fare, paura non avere, come dice mio figlio. Giustizia è stata fatta”. Secondo la donna, suo figlio non avrebbe mai fatto del male a Sestina che amava.