Laura Ziliani potrebbe essere stata sepolta due volte da chi voleva disfarsi del corpo. L'ex vigilessa 55enne scomparsa l'8 maggio da Temù, in Alta Val Camonica, e rinvenuta casualmente domenica 8 agosto lungo la pista ciclabile tra gli abitati di Vione e Temù, secondo gli inquirenti potrebbe aver avuto due tombe.

I suoi resti, infatti, sono stati ritrovati in un buono stato di conservazione. Sul caso di Cronaca Nera sta indagando il sostituto procuratore di Brescia Alessio Bernardi.

Due tombe per Laura Ziliani?

Laura Ziliani, madre di tre figlie con un'età compresa tra i 19 e i 27 anni, dopo essere stata uccisa sarebbe stata sepolta due volte.

Gli investigatori - considerando che il corpo dell'ex vigilessa bresciana non era decomposto tanto quanto il tempo trascorso e le intemperie lascerebbero prevedere - hanno ipotizzato che la donna possa aver avuto due tombe. La prima sarebbe stata all'asciutto, al riparo dalle inevitabili alterazioni climatiche. La seconda, invece, sarebbe stata una sorta di buca, scavata in montagna, in maniera frettolosa e con poca cura.

Questa seconda soluzione - che si ipotizza utilizzata per disfarsi in maniera definitiva del corpo di Laura Ziliani - non si sarebbe rivelata efficace, in quanto i forti temporali hanno riportato alla luce i resti della 55enne.

Nonostante l'umidità che caratterizzava il luogo del ritrovamento, inoltre, stando a quanto è emerso dagli esami condotti dal dottor Andrea Verzelletti (direttore di Medicina legale degli Spedali riuniti di Brescia) il cadavere è risultato insolitamente integro da insetti ed animali selvatici, e con ancora gli organi interni in ottimo stato.

Laura Ziliani forse uccisa in casa

Laura Ziliani, dopo aver perso tragicamente il marito in un incidente in montagna, aveva lasciato Temù e si era trasferita a Brescia, alla Pendolina, dove viveva con la secondogenita.

Tuttavia, appena poteva, ritornava in Val Camonica - dove ancora vivono le figlie Paola e Silvia - per dedicarsi a trekking ed escursioni.

Per questo, chi la conosceva, esclude che l'8 maggio scorso la 55enne, ben consapevole dei pericoli dei luoghi che tanto amava, possa essere uscita di casa senza telefono cellulare e senza accendere il Gps del suo orologio. Dopo la morte del compagno, travolto da una slavina, era diventata ancora più prudente ed attenta.

L'autopsia eseguita nei giorni scorsi ha escluso la morte per annegamento e la presenza di traumi o fratture.

Negli ultimi giorni, dunque, si è fatta strada l'ipotesi che la donna possa essere stata uccisa in casa, forse avvelenata. C'è attesa, dunque, per gli esiti degli esami tossicologici che dovranno confermare quello che per ora è solo un sospetto dei magistrati bresciani.

Al momento risultano indagati con l'accusa di concorso in omicidio e di occultamento di cadavere due delle tre figlie di Laura (la minore e la maggiore) e il fidanzato 30enne della primogenita.

Il movente potrebbe essere di natura economica. Laura, che poteva contare su un cospicuo patrimonio immobiliare, si sarebbe opposta fermamente all'intenzione di Silvia e Paola di trasformare la casa di famiglia in un bed and breakfast.