C'è un mistero nel mistero nel delitto di Laura Ziliani, scomparsa da Temù, Alta Valcamonica, l'8 maggio scorso e ritrovata senza vita nella stessa località ai bordi di un torrente giusto tre mesi dopo. Trascorsi otto giorni dalla sua sparizione, alla posta elettronica della polizia locale arrivò una mail: conteneva rivelazioni inquietanti su un corpo trasportato di peso.

La mail, oltre a numerose intercettazioni, inchioderebbe il presunto 'trio criminale': le due figlie di Laura Ziliani, Silvia, la maggiore di 26 anni, e Paola, la più piccola di 19 e con loro Mirto Milani, per la Procura fidanzato della prima e amante della seconda.

Arrestati lo scorso 24 settembre per omicidio volontario aggravato e occultamento di corpo, sono detenuti rispettivamente, nel carcere femminile di Verziano, dove le ragazze che condividono la stessa cella, mentre Milani è in quello di Canton Mombello a Brescia.

Laura Ziliani, il giallo della mail anonima

Pagato per mantenere il silenzio, ma disponibile a negoziare un nuovo accordo: sono le rivelazioni sconcertanti fatte da un anonimo, ribattezzato dagli inquirenti 'l'usuraio', alla polizia locale della Valcamonica. Quest'uomo riferisce via mail di aver visto un vicino di casa prelevare dalla propria auto e caricarsi sulle spalle una signora priva di sensi, e di aver appreso il giorno seguente all'avvistamento che si sarebbe trattato "della signora Laura".

I carabinieri che conducono le indagini hanno cercato di risalire all'identità dell'anonimo. Hanno appurato che l’indirizzo di posta elettronica è stato creato in provincia di Varese, ma oltre questo dato non è stato possibile scoprire altro.

Laura Ziliani sarebbe stata narcotizzata e poi soffocata in modo non violento, almeno questa è finora l'ipotesi più accreditata.

L'omicidio sarebbe avvenuto a Temù nella casa di via Ballardini 11 dove, fino all'altro giorno, vivevano le figlie Silvia e Paola con Mirto Milani. Sarebbe stata portata in un luogo riparato che ne avrebbe rallentato il deterioramento, come testimonierebbe il racconto dell'anonimo e il fatto che quando è stata ritrovato il corpo era relativamente in buono stato di conservazione, come se fosse stato esposto alle intemperie successivamente.

Gli inquirenti non escludono che i tre presunti responsabili possano aver avuto dei complici.

Ha invece un nome ed è ritenuto attendibile il teste che ha accelerato le indagini fino alla svolta con l'arresto dei tre. Un uomo che dal balcone di casa e munito di binocolo avrebbe visto due persone, un uomo e una donna giovani, girovagare in un'area boschiva di Temù, vicino al torrente Fiumeclo. Dopo averli visti andare via, l'uomo è andato proprio nel punto in cui si erano addentrati i due ed ha trovato la seconda scarpa di Laura Ziliani. Sarebbe stata collocata in quel punto per depistare le indagini. Il teste ha affermato di essere certo che la ragazza fosse Silvia Zani e di aver riconosciuto Mirto Milani dalle foto.

Il movente dell'omicidio sarebbe esclusivamente di natura economica: i tre avrebbero voluto impossessarsi del patrimonio familiare gestito dalla mamma delle ragazze, decine di appartamenti tra Temù e Brescia. E già dopo la scomparsa di Laura Ziliani, Milani avrebbe iniziato a gestirlo con l'aiuto di sua madre.

Interrogatori di garanzia, la scelta del silenzio

Sarebbero dovuti cominciare stamattina alle 9 e 30 in carcere, gli interrogatori di garanzia di Silvia e Paola Zani e a seguire quello del fidanzato Mirto Milani, chiamati a comparire davanti alla gip Alessandra Sabatucci, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta della pm Caty Bressanelli.

Come hanno avuto modo di appurare i numerosi cronisti presenti all'esterno delle strutture carcerarie, prima le due sorelle, poi Milani, difesi dai legali Elena Invernizzi e Maria Pia Longaretti, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Probabilmente si tratta di una strategia difensiva, in attesa di poter consultare le carte dell'inchiesta. La procura di Brescia valuta di interrogarli tra qualche giorno.

L'analisi di Crepet: 'Figli uccidono genitori perché sono dei falliti'

In un'intervista rilasciata al quotidiano La Provincia, lo psichiatra Paolo Crepet ha commentato il caso del presunto matricidio di Temù, che segue di pochi mesi a quello di Bolzano in cui Benno Neumair, reo confesso, ha ucciso i genitori, preceduto dalla vicenda di Novi Ligure nel 2001.

Per Crepet le arrestate sono "due ragazze fallite con dietro questo fidanzato fallito e in tre non hanno un progetto se non quello di uccidere chi ha il denaro. Dice provocatoriamente Crepet, figli incapaci di fare la rapina del secolo: "Almeno i rapinatori di banca erano più romantici e professionisti".