Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia le due figlie di Laura Ziliani, di 19 e 27 anni, e il fidanzato della maggiore, suo coetaneo, accusati di aver ucciso la donna e di averne occultato il corpo per tre mesi. I tre sono stati arrestati venerdì 24 settembre, mentre continuano le indagini sul delitto, basate su numerosi indizi, con ancora tanti punti da chiarire. Uno di questi è sicuramente quello della mail anonima arrivata alla polizia locale della Val Camonica otto giorni dopo la denuncia da parte delle figlie della scomparsa dell’ex vigilessa e impiegata comunale 55enne, avvenuta l’8 maggio, a Temù in provincia di Brescia.

Nel messaggio qualcuno segnalava di aver notato, proprio il giorno della sparizione della donna, un suo vicino di casa mentre trasportava sulle spalle una donna svenuta, subito dopo averla presa dalla sua vettura.

La mail di un anonimo che raccontava di aver visto Laura Ziliani il giorno della sua scomparsa

Secondo l’anonimo segnalatore, la signora priva di sensi che era stata presa in braccio dal vicino era Laura Ziliani: nella sua mail aveva aggiunto anche di essere stato pagato per tacere, ma di essere “pronto a negoziare un accordo” con le forze dell’ordine. Gli inquirenti hanno cercato nei giorni successivi di chiarire la veridicità della soffiata, partita da un indirizzo di posta elettronica attivato nella provincia di Varese.

Tuttavia gli accertamenti volti a identificare il misterioso segnalatore non hanno dato alcun risultato. Quindi non è stato possibile verificare se quel messaggio fosse arrivato da un millantatore o se fosse attendibile.

I ritrovamenti delle scarpe di Laura Ziliani

Dopo la denuncia della sparizione, le ricerche di Laura Ziliani sono continuate per giorni, finché il 23 maggio non è stata ritrovata nei boschi intorno a Temù una scarpa destra, che secondo le figlie era quella indossata al momento della scomparsa dall’ex vigilessa.

Tutto faceva pensare che la donna si fosse inoltrata in quella zona per una passeggiata e poi fosse stata vittima di un malore o di un incidente. Tuttavia due giorni dopo, il 25 maggio, un residente del posto ha notato la figlia della 55enne insieme al fidanzato muoversi in modo sospetto nei dintorni di un boschetto isolato, proprio nell’area in cui le forze dell’ordine hanno successivamente recuperato la scarpa sinistra della Ziliani: anche i dispositivi elettronici e gps hanno confermato questo spostamento della coppia, che ha portato a concentrare le indagini sulle due sorelle e sul compagno della maggiore.

Il corpo dell’ex vigilessa è stato ritrovato l’8 agosto, esattamente tre mesi dopo la scomparsa, sulle rive dell’Oglio a Temù.

L’interrogatorio di garanzia per le figlie accusate del delitto di Laura Ziliani

I tre giovani sono stati arrestati all’alba di venerdì 24 settembre con l’accusa di aver ucciso Laura Ziliani, aggravata dal legame di parentela con la vittima, e di averne nascosto a lungo il corpo, per inscenare la sparizione nei boschi della Val Camonica. Con ogni probabilità le spoglie sono state conservate a lungo in maniera tale da evitarne il rapido deperimento. Per l’interrogatorio di garanzia, il gip di Brescia Alessandra Sabatucci si è recata dalle due sorelle nel carcere di Verziano, dove sono detenute in isolamento nella stessa cella, e nel penitenziario di Canton Mombello, dov'è recluso il ragazzo.

I tre ancora una volta si sono rifiutati di parlare, continuando ad avvalersi della facoltà di non rispondere. In questa inchiesta, che si basa su una serie di indizi pesanti a carico degli accusati, sono ancora da chiarire molti aspetti come ad esempio il ruolo che ciascuno dei giovani ha ricoperto nella vicenda, il luogo in cui il corpo è rimasto per tre mesi, oppure la dinamica dell’assassinio: sembra che la vittima sia stata prima stordita con dei farmaci a base di benzodiazepine e poi soffocata con un cuscino. Il movente invece appare chiaro: la voglia delle figlie di mettere le mani sul denaro della madre e sul suo patrimonio immobiliare.