Arrivano nuovi sviluppi sul decesso del piccolo Alex, due anni, morto lo scorso venerdì 1° ottobre a Po’ Bandino, frazione di Città della Pieve in Umbria, dopo l'arresto della madre del bambino, accusata di omicidio.
Verso le ore 15 la donna era entrata in un supermercato della cittadina in provincia di Perugia con il figlio in braccio, chiedendo aiuto, e l’ha deposto sul nastro trasportatore di una cassa dell’esercizio commerciale. Per il povero bambino, colpito da diverse coltellate, non c’era più nulla da fare. Adesso il padre, intervistato da La Nazione e altri quotidiani locali, rivela come ha saputo della tragedia: la madre di Alex avrebbe inviato su Whatsapp all’altro figlio, un diciottenne avuto da una precedente relazione, la foto del fratellino in fin di vita, con un messaggio inquietante: “Nessuno lo avrà”.
Il ragazzo ha subito girato tutto al papà del bimbo, che vive in Ungheria: l’uomo ha immediatamente avvisato la polizia locale. Un dramma che, secondo l'uomo, si sarebbe potuto evitare se le autorità ungheresi avessero sottratto in tempo Alex alla mamma.
La mamma di Alex avrebbe telefonato a un conoscente, confessando il delitto
Il padre di Alex ha rivelato anche che ci sarebbe stata una confessione della donna: infatti la madre del piccolo avrebbe telefonato a un conoscente, raccontando di aver ucciso il figlio. Questa drammatica chiamata sarebbe stata registrata: la procura di Perugia, che coordina le indagini sulla vicenda, avrebbe già preso contatti con il papà della vittima e il suo avvocato per poter vagliare anche questo elemento.
Secondo l’uomo, quella di Alex sarebbe stata una “morte annunciata”, che le autorità ungheresi avrebbero potuto evitare: infatti era in corso da tempo una battaglia legale per l’affidamento in custodia del piccolo, durante la quale i giudici avrebbero sottovalutato certi comportamenti allarmanti della madre di Alex, una ballerina di 44 anni.
La donna sarebbe fuggita da Budapest circa due settimane fa, proprio alla vigilia della data in cui avrebbe dovuto consegnare il figlio al padre: si era rifugiata in Italia, dove aveva vissuto in passato e aveva dato alla luce il ragazzo che ora ha 18 anni.
La mamma di Alex era stata fermata dai carabinieri a Chusi, poche ore prima della tragedia
Negli giorni precedenti la donna si sarebbe mossa tra l’Umbria e la Toscana, insieme al figlio. I carabinieri di Chiusi, in provincia di Siena, l’avrebbero fermata per un controllo nella serata di giovedì 30 settembre: a quanto pare aveva nella borsa un coltello, subito sequestrato.
“In passato aveva anche minacciato di dare fuoco al bimbo – racconta il padre di Alex – ma in Ungheria nessuno ha fatto nulla”. Nonostante si sapesse che fosse del tutto inadatta a crescere un figlio, nessuno ha disposto l’allontanamento del piccolo. Il padre del bimbo di due anni ha chiesto a lungo che gli fosse affidata la tutela di Alex, ma alla fine un giudice ungherese aveva dato ragione alla madre.
“Se le autorità del mio Paese si fossero mosse per tempo, avrebbero evitato questa tragedia”, si rammarica ora il papà della vittima, che in questi mesi ha ricevuto il supporto dell’Associazione dei Padri. L’organizzazione ungherese aveva raccolto una serie di segnalazioni sull’incapacità della mamma di accudire il piccolo e sui pericoli corsi dal bambino.
La madre di Alex, accusata del delitto, resta in carcere
Nel frattempo la madre di Alex è in carcere: la donna, indagata per omicidio aggravato, ha respinto le accuse, fornendo però agli inquirenti versioni dei fatti discordanti tra loro, giudicate poco attendibili.
“Non la potrò mai perdonare per quello che ha fatto – dice ora il padre del piccolo – Alex era il mio angelo, l’ho amato più di tutto e lo volevo accanto a me”.