Omicidio di Reggio Emilia: sia la vittima che il presunto assassino sono originari di Cutro, in provincia di Crotone, e i loro cognomi si collegano a processi contro la criminalità organizzata. Dietro al delitto dal movente ancora poco chiaro, ci sarebbe l'ombra della 'ndrangheta. Sabato 23 ottobre, il 29enne Salvatore Silipo è stato ucciso negli uffici della 'Dante Gomme' di cui era stato stato per 10 anni dipendente. Per la Procura, a sparargli sarebbe stato il suo datore di lavoro, il 70enne Dante Sestito, arrestato con le accuse di di omicidio, ricettazione e porto illegale di armi e munizioni.

Reggio Emilia, arrestato datore di lavoro

L'omicidio è avvenuto sabato scorso intorno alle 15 e 30 nell'officina 'Dante Gomme’, in via Verga 6/A nella zona industriale di Cadelbosco Sopra, comune in provincia di Reggio Emilia. Nell'azienda, la vittima aveva lavorato fino a qualche giorno fa. Silipo avrebbe avuto una violenta lite con il datore di lavoro, Dante Sestito che gli avrebbe sparato un solo colpo, per poi essere bloccato e disarmato, di lì a poco, dai carabinieri. All'uomo è stata sequestrata una Smith e Wesson calibro 44 magnum, illegalmente detenuta e risultata rubata, oltre a 18 colpi di cui uno esploso.

Portato negli uffici del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia e interrogato dalla pm Piera Giannusa alla presenza del suo legale, Sestito si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Quindi è stato trasferito in carcere. Per chi indaga, Silipo e Sestito non sono cognomi qualunque: si collegano a inchieste e processi di ‘ndrangheta celebrati in questi anni in Emilia Romagna. Oltre ai precedenti penali della vittima e del figlio del presunto assassino, presente sulla scena del crimine, non è sfuggito alla Procura il rapporto di parentela di Silipo con Angelo Salvatore Cortese, ex braccio destro del boss Nicolino Grande Aracri, diventato poi uno dei teste-chiave nel processo 'Aemilia' alla mafia calabrese.

Sarebbe stata un'esecuzione in piena regola

I parenti della vittima hanno riferito che ci sarebbero state tensioni tra la vittima e il datore di lavoro. Silipo si sarebbe licenziato per contrasti sulla paga. L'operaio sarebbe stato accusato di aver rubato delle gomme e forse merce di maggiore valore. Sabato era stato convocato in officina dall'arrestato e dai suoi due figli per un chiarimento: lo avrebbero accusato di aver rubato materiale insieme al fratello, Francesco Silipo, e al cugino Piero Mendicino, anche loro presenti all'appuntamento.

Ci sarebbe stata una breve discussione, sfociata in un'esecuzione. Silipo sarebbe stato fatto inginocchiare: Sestito gli avrebbe sparato un unico colpo alla testa che l'avrebbe ucciso sul colpo.

Reggio Emilia, delitto avvenuto in un contesto criminale

A inchiodare Sestito sarebbero stati il fratello e il cugino della vittima. Dopo essere entrati con la vittima sabato pomeriggio negli uffici-reception dell’officina, sarebbero stati fatti inginocchiare allo stesso modo, forse con l'intenzione di uccidere anche loro. Il fratello della vittima avrebbe bloccato il presunto omicida e con il cugino sarebbero fuggiti, per poi intercettare sulla strada un'auto dei carabinieri che stava andando a fare servizio d'ordine allo stadio.

Dopo aver chiamato i rinforzi, i militari della Compagnia di Guastalla con i colleghi del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia, coordinati dalla Procura, hanno arrestato il 70enne. Familiari hanno riferito che Dante Sestito aveva cresciuto il 29enne con cui era anche imparentato. Il delitto è, in ordine di tempo, l'ultimo tragico episodio in una storia ingarbugliata dove quasi tutti hanno già avuto a che fare con la giustizia. La ’Dante Gomme’ qualche anno fa era stata oggetto di un attacco con colpi di arma da fuoco. Poi, è rimasta coinvolta nella maxi-inchiesta, denominata 'Billions', su un'associazione a delinquere che faceva profitti grazie a frodi fiscali. L'azienda avrebbe ricevuto false fatture per mezzo milione di euro relativi all’acquisto di 3mila pneumatici inesistenti.

Nei prossimi giorni dovrà tenersi un'udienza del processo che vede imputato anche il figlio dell'arrestato, Antonio Sestito, insieme ad altre 190 persone. Anche la vittima, sposato con la figlia di un collaboratore di giustizia da cui ha avuto due bambini, aveva precedenti penali. Nell'aprile 2020 era stato arrestato dopo che i carabinieri avevano trovato nel garage della sua abitazione nel paese di Gualtieri un laboratorio per il taglio della cocaina, e avevano sequestrato due etti e mezzo di droga e materiali per il confezionamento delle dosi. Cinque familiari di Silipo sono stati rinviati a giudizio nel maxi processo alla ‘ndrangheta emiliana e condannati a pene pesanti.

.