Un banale rifiuto in un locale nel centro storico di Barletta si è trasformato in una sorta di delitto d'onore. La vittima e i presunti assassini sono tutti giovanissimi. Il 24enne Claudio Lasala sarebbe stato ucciso la sera del 29 ottobre per essersi rifiutato di offrire un cocktail a un coetaneo. Per questa ragione, è stato accoltellato nel corso di una lite. Sono due i fermati con l'accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi: il 20enne Michele Dibenedetto e il 18enne Ilyas Abid.

Barletta, la ricostruzione del delitto

"Non mi sono fatto nulla, sto bene", sono le ultime parole pronunciate da Claudio Lasala all'amico che lo ha soccorso venerdì scorso dopo che era stato accoltellato.

Parole contenute ora nel decreto di fermo nei confronti di due coetanei. L'unica coltellata che gli è stata inferta l'ha colpito agli organi vitali portandolo alla morte, sopraggiunta poche ore dopo all'ospedale di Barletta.

Grazie all'amico, uno dei testimoni chiave, gli inquirenti hanno ricostruito cosa sia accaduto la sera di venerdì. Erano insieme in un locale quando Michele Dibenedetto si sarebbe avvicinato alla vittima pretendendo che gli offrisse da bere. Lasala si sarebbe rifiutato. Sarebbe iniziata la lite, a calci, pugni, spintoni, proseguita all'esterno del locale: inseguito, Lasala sarebbe stato poi colpito mortalmente all'addome. L'amico lo avrebbe perso di vista perché travolto dalla gente che usciva dal locale, per poi vederlo correre verso la piazza.

Infine, lo avrebbe chiamato senza ottenere risposta, per poi apprendere da un cugino che era a terra ferito.

Il 18enne Ilyas Abid, che sarebbe l'esecutore materiale dell'omicidio, avrebbe rubato un coltello dal bancone del bar per andare ad aiutare Dibenedetto, colpendo Lasala. Quindi sarebbe rientrato nel bar per lasciare lo stesso coltello sul bancone.

Ignaro di tutto, un dipendente l'avrebbe disinfettato con Amuchina. Giovedì 4 novembre, presso il Policlinico di Bari, verrà svolta l'autopsia sul corpo del ragazzo per chiarire le cause del decesso.

Barletta, omicidio maturato in un contesto d'omertà

Dopo l'accoltellamento, i due sarebbero fuggiti per essere identificati dai carabinieri poche ore dopo, grazie anche alle immagini delle telecamere di sorveglianza interne ed esterne del locale.

Rintracciato e sottoposto a fermo, Dibenedetto è stato portato nel carcere di Trani. Abid è stato fermato all'esterno dello stesso carcere mentre, accompagnato dal difensore, stava andando a costituirsi spontaneamente. Nel corso degli interrogatori di garanzia, il 18enne si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre il 20enne avrebbe ammesso le sue responsabilità ma solo in parte. Avrebbe detto di aver avuto un litigio con la vittima, ma di essere estraneo all'omicidio. Secondo il decreto di fermo, anche lui avrebbe sollecitato il 18enne a compiere il delitto.

Nel decreto si sottolinea anche che il crimine sia avvenuto in un contesto particolare. I presunti autori sarebbero vicini a contesti criminali di Barletta e hanno precedenti per fatti di droga.

Negli atti divulgati, il Procuratore di Trani Renato Nitti ha parlato di un'azione omicidiaria commessa con "modalità quasi professionali e spregiudicate". Ha sottolineato che all'episodio hanno assistito molte persone, ma le sommarie informazioni acquisite hanno fatto emergere la reticenza a fornire precise indicazioni, "chiaro sintomo di omertà, evidentemente scaturita dal timore di eventuali ritorsioni trattandosi di soggetti pluricensurati". Gli zii di Claudio chiedono: "Come è possibile che nessuno abbia visto niente? Io direi alle persone che non hanno parlato, se hanno visto e hanno ancora qualcosa da dire, di aiutare i carabinieri e parlare con loro".

Fiaccolata a Barletta, 'Claudio figlio di tutti'

Morire a 20 anni per un cocktail negato: al dolore si associa la rabbia della comunità di Barletta. La sera del 31 ottobre in migliaia hanno partecipato a una fiaccolata organizzata per dire stop alla violenza, guidata dai fratelli di Claudio e da uno zio. "Nessuno ha il diritto di togliere la vita a qualcuno. Nessuno ha il diritto di strappare un figlio ai propri genitori e alla sua famiglia": era scritto su uno striscione che ha aperto il corteo che ha sfilato anche davanti al locale posto sotto sequestro dove è avvenuta la lite. In un altro striscione era scritto: 'Claudio è figlio di tutti' La vittima, un ragazzo perbene e schivo, amava la sua famiglia, voleva entrare nella Guardia di finanza e aveva appena partecipato a un concorso per allievi. Sognava anche di diventare un inventore famoso. I suoi sogni sono stati spezzati in pochi minuti: i familiari chiedono che sia fatta giustizia.