"Stasera farò qualcosa che non avrei mai pensato": dalla sua abitazione in centro a Trapani, lo scorso sabato sera, Vanda Grignani, di 36 anni, ha annunciato via social, seppure in forma velata, che avrebbe compiuto un gesto eclatante. Restano a testimoniarlo gli ultimi post pubblicati sulla sua pagina Facebook, al vaglio degli inquirenti. La notte del 30 ottobre, la donna ha accoltellato a morte il suo compagno, Christian Favara, di 45 anni, appena rientrato in casa. Dopo il delitto, è stata proprio lei a chiamare i carabinieri confessando quanto aveva fatto.

Trapani, messaggi che facevano pensare al suicidio

La sera del 30 ottobre, Vanda Grignani ha scritto due messaggi su Facebook. Nel primo, pubblicato alle 23 e 36 chiede scusa, sostiene di volere bene a tutti, di sentire la mancanza della propria famiglia, di essere sola ed esasperata. E poi conclude: "Polizia e carabinieri di Trapani sembrano che vadano d'accordo con lui, stasera farò qualcosa che non avrei mai pensato, vi amo perdonatemi". Nel secondo post, pubblicato alle 23 e 38, afferma di aver chiesto aiuto, sostiene che il convivente le avrebbe distrutto la vita e che polizia e carabinieri di Trapani difenderebbero lui, ma non esplicita a cosa si riferisca. Quindi concludere: "Ok, va bene, sono stanca, ho perso tutti, non ho più niente da perdere, perdonatemi".

Tra i suoi contatti Facebook, c'è chi non ha capito a cosa facessero riferimento quei messaggi, e più persone hanno invitato l'amica alla calma e alla riflessione. In molti hanno pensato che fosse l'annuncio di un suicidio e hanno cercato di distogliere la donna da simili intenzioni. Con il passare delle ore, infatti, alcuni si erano convinti che la donna si fosse tolta la vita finché non è emerso cosa fosse realmente accaduto sabato in tarda serata quando qualcuno ha postato la notizia dell'omicidio di Favara.

Trapani, accertamenti in corso

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, tra Christian Favara e Vanda Grignani sarebbe iniziata una lite al rientro a casa dell'uomo sabato in tarda serata. Favara, che era figlio di ristoratori di Trapani, aveva precedenti penali per droga. Dopo il decesso per overdose di un tossicodipendente a cui Favara avrebbe ceduto la droga, era stato condannato in primo grado a sette anni e mezzo.

Per questa ragione, si trovava ai domiciliari con il braccialetto elettronico e con la misura restrittiva di rincasare entro le 23.

Sabato sera, dopo il rientro in ritardo rispetto ai tempi previsti nell'abitazione alle spalle della Cattedrale di San Lorenzo, l'alterco deve essere degenerato in tempi brevi: Vanda Grignani, che avrebbe avuto anche lei problemi di tossicodipendenza, ha infierito su di lui con un coltello da cucina ferendolo mortalmente, prima a un braccio e poi all'addome. Quindi, ha chiamato i carabinieri che hanno trovato l'uomo in un lago di sangue. I militari che conducono le indagini per conto della Procura stanno svolgendo ancora accertamenti all'interno dell'abitazione della vittima.

La donna è stata trasferita al carcere Pagliarelli di Palermo in attesa della convalida del fermo.

Trapani, 'Mi picchiava continuamente'

Interrogata dai pm, Vanda Grignani, assistita dall'avvocato Diego Tranchida, ha lasciato intendere che avrebbe ucciso il convivente per difendersi dalle continue violenze. A suo dire, non sarebbe stato dunque un delitto premeditato. "La mia vita era diventata impossibile, mi picchiava continuamente. Ero esasperata, ma l'ho colpito per difendermi”, ha detto. Non risulterebbero denunce per lesioni, né referti del pronto soccorso.

Per sette volte negli ultimi tempi, i carabinieri erano intervenuti nella casa del delitto cercando di riportare la calma. A chiamare le forze dell'ordine era stata sempre la donna, proprio come ha fatto l'ultima volta sabato notte.

Il rapporto sarebbe stato sempre più burrascoso con litigi quotidiani. Christian Favara aveva chiesto di poter trasferire il domicilio dove scontare la pena, lo scorso marzo. I post in cui sembrerebbe annunciare l'omicidio, per la donna sarebbero la dimostrazione "dell'esasperazione in corpo, a tal punto da poter scrivere questo". Il gip dovrà valutare questi elementi durante l'udienza di garanzia.