"Volevano far ritrovare il corpo della Ziliani perché in questo modo si sbloccava la situazione patrimoniale". Giuseppe Pasina, il sindaco di Temù, è intervenuto così a Quarto Grado nella puntata di venerdì 5 novembre. Il primo cittadino ha ripercorso quanto accaduto a Laura Ziliani, ex vigilessa 55enne scomparsa l'8 maggio scorso nella provincia di Brescia e rinvenuta senza vita esattamente tre mesi più tardi, l'8 agosto.

L'intervento del sindaco di Temù a Quarto Grado

Il sindaco di Temù, intervistato da un inviato di Quarto Grado, ha voluto porre l'accento sul rinvenimento - in due diversi punti, ma a distanza ravvicinata - delle scarpe da trekking dell'ex vigilessa Laura Ziliani.

Secondo Pasina, infatti, le figlie della donna, Silvia e Paola, con il fidanzato di una di loro, Mirto, avrebbero utilizzato le calzature a mo' di esca per far arrivare ai resti della 55enne. "Volevano far ritrovare il corpo di Laura Ziliani - ha dichiarato - perché cosi effettivamente si sarebbe sbloccata la situazione patrimoniale". "Se non fosse stato trovato il corpo - ha puntualizzato - per dieci anni non sarebbe stato possibile toccare nulla del patrimonio poiché sotto sequestro".

L'ex vigilessa, che dopo la tragica morte del marito si era trasferita a due passi da Brescia con la secondogenita, non solo non aveva debiti - come il genero aveva insinuato - ma godeva di un ingente patrimonio.

Laura Ziliani poteva contare su delle rendite importanti garantitele da appartamenti, immobili e terreni dati in affitto.

Anche per gli inquirenti le figlie di Laura Ziliani avrebbero messo in atto un depistaggio

Il rapporto tra Laura Ziliani, Paola, Silvia e Mirto sarebbe stato minato da una serie di screzi determinati da questioni economiche.

La donna aveva deciso di destinare alla secondogenita Lucia, affetta da una leggera disabilità, un appartamento a Brescia. L'immobile, nelle intenzioni della 55enne, sarebbe dovuto essere amministrato da un'associazione in modo da assicurare alla giovane una vita serena.

Anche gli inquirenti riterrebbero plausibile che le due sorelle Zani e il fidanzato di una di loro - attualmente in carcere con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere - abbiano fatto in modo di far ritrovare la prima scarpa di Laura il 23 maggio e la seconda, in una fitta e impervia boscaglia, il 25 maggio.

Negli atti dell'inchiesta si parla di "depistaggio". Un vicino di casa, da quanto è emerso, avrebbe anche visto entrare nel bosco Mirto e una delle sorelle per uscirne poco dopo. L'uomo avrebbe segnalato l'insolita scena agli inquirenti.