Un'importante novità per le scuole superiori è quanto previsto dal nuovo ministro dell'Istruzione del governo Draghi. L'esperimento nasce per avvicinare gli studenti italiani ai loro coetanei europei, che in molti casi si diplomano a 18 anni anziché a 19 avvantaggiandosi così di un anno nel conseguire i successivi studi universitari o per avvicinarsi al mondo del lavoro. Dall'anno scolastico 2022/23 infatti partirà la sperimentazione degli istituti tecnici e dei licei quadriennali al posto delle tradizionali superiori quinquennali in modo che in futuro gli studenti italiani potranno diplomarsi in quattro anni.

La novità è contenuta nella bozza di un decreto del ministero dell’Istruzione inviato al Cspi, il Consiglio superiore della pubblica istruzione, organo tecnico consultivo del Ministero, che esprimerà il suo parere.

Scuole superiori, la novità nel nuovo Dm

Stando alla proposta di ampliamento della sperimentazione contenuta nel documento ministeriale non ancora ufficiale, l’Istruzione potrà dare l'autorizzazione a mille nuove prime classi sperimentali (istituti tecnici e licei potranno partire dall’anno scolastico 2022/23, gli istituti professionali dal 2023/24) definite con percorsi notevolmente innovativi e in linea con le nuove direttrici tracciate dal Pnrr, oltre che di un anno più brevi. I percorsi quadriennali delle scuole superiori dovranno assicurare l’insegnamento di tutte le materie previste dall’indirizzo di studi di riferimento, comprese sviluppo sostenibile, educazione civica, potenziamento delle discipline Stem, attraverso flessibilità didattica-organizzativa, incluso il digitale e il laboratoriale.

Tutto questo dovrà essere correlato a una forte apertura al mondo del lavoro, indirizzamenti professionali e università come già accade in altri Paesi, come Belgio, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Portogallo. L'attuale Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, starebbe infatti premendo fortemente per questa soluzione dopo averne parlato nel 2020 nel suo libro "Nello specchio della Scuola", prodotto per "Il Mulino", dove ha racchiuso riflessioni e idee su come riavviare la scuola dopo la pandemia.

L'ipotetico accorciamento del percorso delle scuole superiori non va però visto come una scorciatoia o come un percorso di studi con degli "sconti": gli istituti che parteciperanno alla sperimentazione dovranno infatti assicurare il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi di apprendimento previsti per il quinto anno di corso entro il termine del quarto.

Anche per quanto riguarda le disposizioni sugli esami di Stato e il rilascio dei titoli di studio finali non sono previsti cambiamenti.

Scuole superiori, i precedenti

È dai tempi di Luigi Berlinguer che in Italia si parla di sperimentare percorsi "abbreviati", fino all'anno scolastico 2018/19 quando l’idea introdotta l'anno precedente dall'allora ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli fu messa in pratica con il consenso a offrire corsi in 4 anni alle prime 100 scuole deputate per poi essere raddoppiate l'anno successivo. Il nuovo Piano di innovazione ordinamentale del ministro Patrizio Bianchi prevede una selezione pubblica a cui saranno ammesse a partecipare sia le statali che le paritarie.

Come potranno partecipare le scuole superiori

Le scuole superiori per poter partecipare alla sperimentazione dovranno mandare un progetto in cui metteranno a punto un piano specifico per passare da cinque a quattro anni. Tra i requisiti è previsto il potenziamento linguistico, più insegnamenti e laboratori personalizzati tra cui poter scegliere e una rimodulazione delle ore di lezione e del calendario scolastico. Gli istituti che saranno autorizzati per il piano quadriennale saranno in seguito accuratamente seguiti da un Comitato scientifico nazionale, che ogni anno si occuperà di esaminare gli insegnamenti e mandare una relazione al ministero con le osservazioni.