Il reo confesso Benno Neumair sarebbe pentito di aver ucciso i suoi genitori Peter e Laura. Li strangolò il 4 gennaio di un anno fa con un cordino da alpinismo nella casa familiare di via Castel Roncolo a Bolzano. Quella sera stessa gettò i loro corpi nell'Adige e poi andò a dormire da un'amica per crearsi un alibi. Il processo a suo carico, iniziato lo scorso 4 marzo davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Bolzano, sta entrando nel vivo. Si è tenuta la seconda udienza e a breve ci saranno le prossime. La sorella Madè è convinta che il 31enne ex insegnante di matematica con la passione del body building non si sia mai pentito.

Al contrario, il difensore Flavio Moccia, intervenuto ieri 24 marzo al programma Mattino 5, sostiene che si sarebbe ravveduto.

Benno, vita in carcere e pentimento

Affranto, pentito, addolorato: Benno, da oltre un anno in carcere, starebbe vivendo uno stato di totale contrizione a detta del suo difensore che ha precisato: "Sicuramente è strapentito, non pentito, di più". Per il legale, il 31enne non avrebbe ancora metabolizzato ciò che ha commesso. Ai suoi due legali non ha mai detto il motivo per cui ha ucciso i genitori: "Ne parla il meno possibile con noi, discute delle problematiche processuali, e anche noi cerchiamo di non approfondire ovviamente la problematica".

L'avvocato Moccia ha riferito che Benno Neumair era assente alla seconda udienza del processo per problemi fisici: ha una gastroenterite.

"Ha comunque consentito che l’udienza si tenesse senza comparire". Invece, le deposizioni di un centinaio di testimoni ammessi, tra cui quella di Martina, la ragazza che lo ospitò in casa sua la sera del delitto, hanno messo in evidenza bugie e depistaggi del 31enne.

In aula Madè ha rifiutato lo sguardo di Benno

Alla prima udienza, un Benno dimesso e cupo aveva più volte cercato di incontrare lo sguardo della sorella Madè, seduta alle sue spalle.

Ma lei lo ha evitato. Poi, ai cronisti ha detto di non aver ancora capito perché abbia ucciso i genitori ma di essere sicura di due cose: "Non è pentito, né malato". Moccia, intervistato, ha detto di non aver fatto caso agli atteggiamenti di fratello e sorella, ma che è naturale che lei possa aver scelto di schivarlo.

Fu la 26enne, laureata in medicina e specializzanda in ortopedia a Monaco, ad allertare i parenti perché non riusciva più a mettersi in contatto con i genitori.

Per la 26enne, forse non si conosceranno mai le ragioni dell'orrendo crimine commesso dal fratello, ma ipotizza che abbia cercato un'atroce rivalsa rispetto al proprio fallimento esistenziale.

Benno, la premeditazione e l'ergastolo

Dal momento che Benno ha confessato il duplice omicidio dei genitori, il processo non si giocherà sulla ricostruzione dei fatti, ma sull'eventuale impunibilità del 31enne. In fase di indagini, la perizia psichiatrica fatta dai periti nominati dal gip, ha stabilito che l'imputato sarebbe stato seminfermo di mente nell’atto di uccidere il padre, ma pienamente capace di intendere e di volere durante l’omicidio della madre. Il secondo delitto sarebbe stato compiuto per togliere di mezzo una testimone scomoda che, rincasando, avrebbe scoperto tutto.

Per la difesa, invece, la patologia mentale ci sarebbe stata anche nel secondo delitto.

I consulenti di parte civile, la sorella e altri parenti, hanno invece posto l'accento sulla lucidità dimostrata da Benno prima, durante e dopo i due delitti: avrebbe pianificato tutto, mantenendo sempre distacco e freddezza. Condotte ben diverse da una condizione di parziale infermità mentale cui punterebbe la difesa in cerca di una pena più lieve.

Sulla questione della premeditazione, si è soffermato durante l'intervento a Mattino 5 il difensore. "Per noi sarà un gioco particolarmente agevole - ha detto Moccia - dimostrare che il lasso di tempo tra l'uno e l'altro non consente di addivenire ai presupposti della premeditazione che richiede un certo tempo.

Secondo il legale, tutti e 12 consulenti finora intervenuti nell'indagine avrebbero rilevato una patologia grave a carico di Benno, e il tempo trascorso tra l'omicidio del padre e quello della madre non sarebbe di due ore: "la ricostruzione dai tabulati è al massimo da 30 a 40 minuti. Secondo noi è difficile che si modifichi lo stato mentale". Il legale ha svelato quale sarà la sua strategia in aula: dimostrare che nel giro di poco, l'infermità rimane e che Benno avrebbe avuto neanche il tempo per pianificare il secondo omicidio. In quanto al fatto che l'assistito rischi l’ergastolo, Moccia ha precisato che "bisogna valutare eventuali fattori come le attenuanti generiche, la presenza della semi infermità mentale che prevede una diminuzione della pena ma il tutto è nelle mani dei magistrati”