Ieri, 6 aprile, Davide Fontana, 43enne reo confesso dell'omicidio di Carol Maltesi e recluso dallo scorso 29 marzo nel carcere di Brescia, è stato interrogato dal pm di Busto Arsizio che ha la competenza territoriale del caso. La 26enne è stata uccisa infatti a Rescaldina, alle porte di Milano. Pentimento e crollo emotivo sarebbero i nuovi connotati del reo confesso, forse ispirati a una logica difensiva in vista del processo.
In carcere il 'mea culpa' di Davide Fontana
Per 70 giorni ha finto di essere la sua vittima dopo essersi impossessato del cellulare di Carol.
Ha simulato di essere a Dubai per rassicurare i parenti della ragazza e non far ricadere su di sé alcun sospetto. Dopo averla uccisa, ha vilipeso il corpo, sezionandolo in 15 pezzi, conservandolo in un congelatore, prima di gettarlo, il 20 marzo, in una discarica a Borno, in Valcamonica.
Ieri, al procuratore di Busto Arsizio Carlo Nocerino, che lo ha interrogato per cinque ore, si è mostrato affranto e pentito. Si è trattato del terzo interrogatorio per l'indagato: il primo davanti a carabinieri e pm la notte del 28 marzo quando, fingendosi preoccupato, era giunto in caserma a Brescia per denunciare la scomparsa dell'amica. Alla fine confessò il delitto, dicendosi poi sollevato per essersi tolto un peso e deciso a suicidarsi.
Il secondo davanti al gip per la convalida del fermo. E ora quest'ultimo.
A Nocerino ha più volte detto di essere un vigliacco, ha chiesto scusa, ha riferito di aver sbagliato a non chiamare le forze dell'ordine dopo l'omicidio di Carol e di vergognarsi. Per il resto, ha continuato sostanzialmente a ripetere la stessa versione dei fatti: quella del gioco erotico con la 26enne finito male, di aver perso la testa e di averla uccisa, malgrado a suo dire la amasse.
Avrebbe pianto più volte e mostrato un totale annientamento emotivo, secondo il racconto del difensore di fiducia, Stefano Paloschi. Paloschi ha riferito che l'assistito ha risposto a tutte le domande del pm. Si potrebbe trattare di un cambio di strategia per non essere imputato tra l'altro, di omicidio premeditato rischiando l'ergastolo.
Ora si cercano tracce nelle fognature
Continua intanto il meticoloso lavoro degli inquirenti nella casa di Carol Maltesi e in quella di Fontana. Per stare con lei, il 43enne aveva mandato all'aria un matrimonio ventennale, si era trasferito da Milano a Rescaldina diventando suo vicino di casa. Ma di Carol, anche a relazione finita, era anche fotografo, manager, aiutante. Sarebbe stato lui a instradarla nel mondo di film e spettacoli per adulti in cui Carol era conosciuta come Charlotte Angie. Per Carol, sarebbe stata una scorciatoia per guadagnare e potersi ricongiungere al figlio di 6 anni che abita a Verona.
Le indagini si stanno concentrando sulle ultime ore di vita di Carol. "Abbiamo trovato riscontri alle dichiarazioni dell'indagato nell'appartamento, sono state individuate tracce ematiche", aveva detto il procuratore dopo i primi accertamenti.
Gli inquirenti hanno repertato le tracce di sangue trovate in casa della ragazza, seppure lavata accuratamente dall'assassino. Al vaglio ci sono due computer sequestrati che potrebbero aiutare a definire i reali rapporti tra lui e la vittima. Al centro dell'inchiesta, c'è comunque l'ipotesi che Fontana abbia premeditato l'omicidio. La perlustrazione dei Ris prosegua alla ricerca di altre tracce nello scarico del bagno e nelle fognature.
Il papà di Carol: 'Davide ha premeditato tutto'
Fabio Maltesi, il papà di Carol, vive in Olanda: appena arrivato in Italia, è stato subito intervistato da La vita in diretta e da Storie Italiane. Fabio non conosceva Davide Fontana e non aveva mai sentito parlare di lui, proprio come gli altri familiari.
Di una cosa è certo il papà della ragazza: Davide è "un diavolo per essersela presa con una ragazzina di 26 anni che non ha saputo difendersi". Inoltre, "ha premeditato tutto, non può dire che era un gioco erotico sfuggito al controllo, era un gioco che lui ha concepito per ucciderla, era lucido, il suo piano diabolico l'aveva ideato da tempo sicuramente l'ha manipolata e questo mostro ha mostrato il suo vero volto", ha detto a La vita in diretta.
Il rammarico di questo padre che pur vivendo lontano aveva una relazione stretta con la figlia, è di non averla potuta salvare: Carol non aveva dato segnali di pericolo. Sia lui che la mamma della ragazza sono stati ingannati dai finti messaggi dell'assassino.