La Russia ha interrotto sabato 21 maggio, alle 7 di mattina, le forniture di gas naturale alla Finlandia, nell'ambito della crescente tensione legata alla Guerra in Ucraina.

La situazione

Come annunciato nelle scorse settimane la Russia ha interrotto le forniture di gas naturale alla Finlandia, a causa del rifiuto di pagare le forniture in rubli. Il blocco era abbondantemente atteso dalle autorità scandinave, che procederanno con il piano predisposto negli scorsi mesi.

Come si è arrivati al blocco

Immediatamente dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, il 24 febbraio 2022, i paesi europei e gli alleati americani hanno imposto sanzioni di tipo economico sia a imprese che a cittadini russi.

Fin dalle settimane successive la strategia di risposta da parte russa è stata la minaccia di contro sanzioni, sotto forma di limitazioni o blocco totale di export di idrocarburi, colpendo in questo modo i paesi europei fortemente dipendenti da gas e petrolio russo, causando forti aumenti di prezzo dell'energia, in tutti settori dell'economia. Tra gli effetti collaterali dell'aggressione russa, tuttavia, non vi sono solo effetti economici, ma anche timore da parte dei paesi confinanti di essere a loro volta possibili bersagli di invasione. Tra questi la Finlandia, paese storicamente neutrale, che insieme alla Svezia ha avviato la procedura per entrare sotto l'ombrello protettivo della NATO. Sempre nell'ambito di risposta strategica alle sanzioni occidentali, nel tentativo di sostenere la caduta di valore internazionale del rublo, da aprile il colosso Gazprom Export ha chiesto ai Paesi europei di pagare il gas in rubli, innescando così accese discussioni tra i Paesi membri dell'Unione Europea, che non è riuscita a trovare una linea di condotta comune.

Il progetto di allontanamento dagli idrocarburi russi infatti non prevedeva la possibilità di pagare in valuta diversa da euro o dollaro, rimettendo così ai singoli paesi la responsabilità in questo campo. Alcuni paesi hanno già rifiutato il diktat di Mosca, Polonia e Bulgaria nello specifico, subendo le interruzioni delle forniture.

A questi adesso si aggiunge la Finlandia, anch'essa rifiutatasi di pagare in rubli, dopo la richiesta del 18 maggio di Gazprom a Gasum (la società che gestisce le forniture in Finlandia) di aprire un conto in rubli con cui pagare le forniture. Da qui il rifiuto e quindi le interruzioni.

Impatto sull'economia finlandese

La Finlandia nel 2021 ha importato due terzi del gas naturale che utilizza per la produzione domestica di energia dalla Russia, pari a 1,49 miliardi di metri cubi.

Questa cifra, apparentemente enorme, rappresenta in realtà solo il 5% del mix energetico finlandese: una cifra quindi facilmente rimpiazzabile, rispetto ad altri paesi come Italia o Germania. Non nel breve termine però, cosa che potrebbe avere un impatto in termini di aumento dei prezzi dei generi alimentari nel paese, a cui il governo di Helsinki è intenzionato a rispondere, con strategie che potrebbero essere simili a quelle adottate dai colleghi italiani. Gasum ha spiegato come intende muoversi per sostituire il gas russo: una fonte alternativa sarà il gasdotto Balticconnector, l'impianto che collega il Paese scandinavo alla vicina rete del gas dell'Estonia. A questo si aggiunge la volontà di noleggiare una nave rigassificatore di una società statunitense, a partire dal quarto trimestre di quest'anno.

Energia finlandese: verso il rinnovabile

Date le condizioni climatiche estreme del proprio territorio, gran parte del fabbisogno energetico finlandese è volto al riscaldamento. Il mix energetico di Helsinki è veramente interessante: si passa da tecniche apparentemente poco avanzate, alle più moderne tecnologie. Per esempio dalla combustione della legna la Finlandia produce ben il 17% del proprio fabbisogno nazionale. A questa si aggiunge un 32% tramite energia nucleare, e un sorprendente 33% da idroelettrico ed eolico (22% il primo e 11% il secondo): fonti rinnovabili quindi, ed è in percentuale tra le più alte in assoluto in Europa. Che si accompagnano, armoniosamente, alla combustione della legna. La Finlandia produce quindi circa l'80% della propria energia da fonti interne, importandone solo il 20%.