Elena Del Pozzo è stata uccisa dalla madre non con sette coltellate come ipotizzato in un primo momento dagli inquirenti. I fendenti sono stati 11. I primi risultati dell'autopsia eseguita ieri, 17 giugno, sul corpo della bambina di neanche cinque anni, aggiungono dettagli al figlicidio commesso dalla 23enne Martina Patti.

Dopo un primo racconto non credibile in cui aveva denunciato il sequestro della figlia da parte di un presunto commando armato composto da tre uomini incappucciati, la donna ha confessato di aver ucciso Elena Del Pozzo e ha fatto trovare il corpo in un campo.

Il delitto è avvenuto lo scorso 13 giugno a Mascalucia, nel catanese.

Elena, si cerca il coltello che l'ha uccisa

L'autopsia è stata eseguita nella serata di ieri nell’obitorio dell’Ospedale Cannizzaro di Catania dal medico legale Giuseppe Ragazzi. L'esame ha potuto stabilire i tempi del decesso: sarebbe avvenuto dopo più di un’ora dal pasto che la bimba aveva fatto lunedì a scuola intorno alle 13. Lo ha reso noto la Procura di Catania che conduce le indagini. In stato di fermo per omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento del corpo della figlia, Martina Patti si trova nel carcere catanese.

Elena è stata colpita al collo e alla schiena. Ma uno solo è stato il colpo letale e ha reciso i vasi dell’arteria succlavia.

La morte non è sopraggiunta subito. L'arma che l'ha uccisa è un coltello da cucina di cui ha parlato la madre durante la confessione che però ancora non è stato trovato. I risultati dell'esame tossicologico sveleranno se sia stata sedata o meno prima di essere uccisa. Si attende il nulla osta della Procura per restituire il corpo della bambina ai familiari e svolgere i funerali.

Elena, la disperazione del papà

"Sono distrutto, mi sento un vuoto dentro incolmabile". Le parole sono di Alessandro Del Pozzo, ex convivente di Martina Patti e padre 24enne di Elena. Alessandro ha dichiarato che aveva promesso a sua figlia che l'avrebbe tenuta al sicuro, proprio come farebbe ogni buon padre, pronto a dare la vita per la proria bambina.

Non avrebbe mai potuto immaginare che l'avrebbe dovuta proteggere proprio da sua madre, la persona che sarebbe dovuta essere un porto sicuro per lei. "Martina è un mostro, non meritava una figlia come Elena, speciale e unica in tutto".

Secondo lui, l'ex compagna avrebbe compiuto un omicidio premeditato, studiato in ogni particolare, dettato da cattiveria e sadismo, non da pazzia e gelosia. Poi, avrebbe detto "24 ore di bugie". Avrebbe agito freddamente e non sarebbe affatto pentita. Le azioni commesse in successione, aver infilato Elena dentro dei sacchi della spazzatura e sotterrata, l'essersi ripulita, aver inventato un sequestro creandosi un alibi, aver colpito la sua auto per inscenare un'aggressione, dimostrerebbero per Alessandro che non c'è stato alcun "raptus di pazzia".

Anche la Procura è convinta della premeditazione: l'assassina rea confessa si era procurata pala e zappa, prima di andare a prendere la piccola in asilo, per scavare una buca in un campo a 600 metri da casa dove ha poi collocato il corpo.

Elena, la madre in isolamento in carcere

In cella di isolamento, la madre di Elena è guardata a vista dalla polizia penitenziaria. Più volte è stata chiamata in infermeria per ricevere supporto psicologico. "Sta bene, ma è molto provata e quando parla di sua figlia è travolta dall'emozione e piange", ha detto il suo avvocato Gabriele Celesti. Il legale ha avuto con l'assistita un colloquio in videoconferenza: non l'ha potuta incontrare per via delle norme anti-Covid.

L'avvocato ha preferito non commentare le dichiarazioni del padre della bambina a proposito della presunta premeditazione del figlicidio: "Nessun commento - ha detto - sono le dichiarazioni di un padre che meritano anche umana comprensione, non è questo il momento e la sede".

Ieri, la gip Daniela Monaco Crea ha convalidato il fermo della donna e disposto la custodia in carcere per la 23enne. Durante l'interrogatorio di garanzia, Martina Patti ha confermato di aver ucciso la figlia Elena e di aver fatto tutto da sola. Tra i punti lacunosi della confessione, oltre al luogo e all'arma del delitto, il movente. Per chiarire quale sia stato il luogo del delitto, la Scientifica nel pomeriggio del 18 giugno ha fatto un sopralluogo nella casa di campagna in via Euclide a Massalucia dove la donna abitava con la bambina, alla ricerca di tracce ematiche.

Si tratta di perizie tecnico-scientifiche 'irripetibili' per le quali c'è stato bisogno della notifica degli atti a tutte le parti che avranno un ruolo nel processo. Il movente sarebbe o la gelosia verso la nuova compagna dell'ex, o il desiderio di vendetta contro di lui. Il legale Celesti ha anticipato che chiederà una perizia psichiatrica per la sua assistita.