E' morto ieri mattina all'età di 98 anni Eugenio Scalfari, giornalista, scrittore e intellettuale fondatore dell'Espresso e di Repubblica, una delle figure cruciali per il giornalismo e per la sinistra intellettuale del XX secolo in Italia, primo direttore-manager dell'editoria italiana.

Espressioni di cordoglio sono giunte ai familiari e ai collaboratori da parte di numerose personalità di spicco a partire da Papa Francesco, che ha manifestato dolore per la scomparsa del "caro amico", e dal Presidente Sergio Mattarella, definitosi "profondamente addolorato" per la scomparsa dell'ex direttore.

"La perdita di Eugenio Scalfari lascia un vuoto incolmabile, Scalfari rimane protagonista assoluto del giornalismo nell'Italia del dopoguerra" così in un intervento il premier Mario Draghi ricorda il giornalista esprimendo condoglianze a nome di tutto il Governo. Commemorazioni sono pervenute dal ministro della Cultura Dario Franceschini, dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri e dalla Presidente del Senato Elisabetta Casellati, che ha voluto riservare in Aula un minuto di silenzio alla memoria del giornalista scomparso. Anche Silvio Berlusconi, rivale politico di lunga data, ha voluto ricordare in un tweet il fondatore di Repubblica, esprimendo stima e riconoscimento per il lavoro svolto in questi anni.

Una vita per il giornalismo: Scalfari innovatore dell'editoria italiana del dopoguerra

Nato a Civitavecchia il 6 aprile 1924 da una famiglia di origini calabresi, Scalfari si trasferisce a Sanremo dopo che il padre ricevette un incarico di direttore artistico presso il Casinò cittadino. Diplomatosi presso il Liceo Classico Cassini e compagno di banco dello scrittore Italo Calvino, Scalfari muove i primi passi nel mondo del giornalismo durante il periodo mussoliniano, partecipando al gruppo universitario Roma Fascista durante gli studi di giurisprudenza.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, avvicinatosi ai ranghi del Partito Liberale Italiano, in concomitanza con l'impiego presso la Banca Nazionale del Lavoro, avvia una collaborazione con il Mondo e l'Europeo, di Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti. Nel 1955 partecipa alla fondazione del Partito Radicale e nello stesso anno fonda con Benedetti il settimanale l'Espresso, cui ricopre l'incarico di direttore amministrativo occupandosi di economia e divenendo nel 1963 direttore generale dopo l'abbandono di Benedetti.

Nota è l'inchiesta insieme a Lino Jannuzzi sul SIFAR e sul presunto tentativo di colpo di stato denominato Piano solo del generale de Lorenzo, costata 15 mesi di reclusione, evitati grazie all'immunità parlamentare del Partito Socialista Italiano. Nel 1968 verrà eletto deputato in Parlamento, incarico che manterrà fino al 1972, abbandonando la direzione dell'Espresso.

Nel 1976 fonda la Repubblica, primo giornale italiano per tiratura di copie, detenendo l'incarico di direttore per una ventina d'anni, fino al 1996, anno in cui subentra Ezio Mauro. Degli anni ottanta la collaborazione con Carlo de Benedetti, fautore con Silvio Berlusconi di una lunga disputa per l'acquisizione del gruppo Arnoldo Mondadori editore conosciuta come "Guerra di Segrate".

Dopo il ritiro dalla direzione di Repubblica, Scalfari ne coltiva l'editoriale della domenica, curando in contemporanea la rubrica "il vetro soffiato" sull'Espresso e fino al 2007 la rubrica "Scalfari risponde" del settimanale "Venerdì" di Repubblica.