Dietro la scomparsa, avvenuta 39 anni fa, di Emanuela Orlandi potrebbe esserci il boss della Magliana Enrico De Pedis. A sostenerlo è il pregiudicato Salvatore Sarnataro. L'uomo, ascoltato nel 2008 dalla procura di Roma in merito a un nuovo filone di indagini sul caso di Cronaca Nera, ha riferito che il figlio Marco gli avrebbe confessato di aver partecipato, su richiesta di De Pedis, al sequestro della giovane.

Emanuela Orlandi, figlia 15enne di un commesso della Prefettura della casa pontificia e cittadina vaticana, sparì nel nulla il 22 giugno 1983, al termine di una lezione di musica in una scuola di piazza Sant'Apollinare a Roma: è uno dei casi di cronaca più misteriosi e intricati della storia d'Italia.

Va precisato che, l'indagine della Squadra Mobile sul presunto coinvolgimento di De Pedis nel caso di scomparsa è stata archiviata, nonostante le resistenze della famiglia Orlandi, nel 2015.

La testimonianza del pregiudicato Sarnataro

Il quotidiano Repubblica, nelle scorse ore, ha pubblicato un verbale, reso il 1° ottobre del 2008 dall'ex detenuto Salvatore Sarnataro, classe 1940, e a oggi rimasto inedito.

Gli agenti della Squadra Mobile di Roma, coordinati dal comandante Vittorio Rizzi, da quanto si apprende hanno ascoltato il pregiudicato poco dopo che due amici di Emanuela Orlandi, Angelo R. e Paola G. - nonostante fossero trascorsi anni dal rapimento - avevano riconosciuto senza esitazione, tra 18 diverse foto segnaletiche, Marco Sarnataro.

L'uomo, morto nel 2007 all'età di 46 anni, era parte della "bassa manovalanza criminale" agli ordini del boss della Magliana Enrico De Pedis, soprannominato nell'ambiente "Il Presidente".

Salvatore, all'epoca dell'interrogatorio ospite di una casa di cura di Tivoli (alle porte di Roma) due giorni dopo essere stato contattato dalla polizia aveva dichiarato: "Dopo aver a lungo riflettuto ho deciso di riferirvi quanto, diversi anni fa, ho appreso da mio figlio Marco in relazione alla vicenda di Emanuela Orlandi".

"Poco dopo il sequestro - si legge nelle carte della procura capitolina - mentre eravamo entrambi a Regina Coeli (con l'accusa di detenzione di armi e spaccio), durante l'ora d'aria mio figlio mi confessò di aver preso parte al sequestro".

Emanuela Orlandi fu pedinata per giorni

Sarnataro avrebbe poi indicato agli inquirenti i termini secondo i quali si sarebbe svolto il rapimento.

"Mi disse - aveva puntualizzato - che per diversi giorni, lui, "Giggetto" (Gianfranco Cerboni) e "Ciletto" (Angelo Cassani) pedinarono per Roma Emanuela Orlandi su ordine del boss Renato De Pedis". Angelo e Paola avrebbero confermato, riportando anche alcuni episodi inquietanti, che qualcuno, nel giugno 1983, seguiva l'adolescente.

Il malavitoso, sempre stando a quanto riportato nei verbali, avrebbe poi chiesto ai suoi scagnozzi di prelevare la 15enne. "Marco - aveva precisato Salvatore agli inquirenti - mi raccontò che l'avevano fatta salire su una berlina, una Bmw, nelle vicinanze di una fermata dell'autobus a piazza Risorgimento. La ragazza entrò in macchina senza problemi. O almeno così mi riferì".

Secondo quanto riportato Emanuela venne poi portata al laghetto dell'Eur dove la stava attendendo Sergio, uomo di fiducia e autista di De Pedis. "In seguito - aveva concluso il pregiudicato di origine napoletana - Venni a sapere che mio figlio ebbe in regalo una motocicletta Suzuki 1100".