Martedì 9 agosto attorno alle ore 7:40 si è verificata una frana sul versante nord del Monte Pelmo, in provincia di Belluno, sulle Dolomiti. Il distacco, avvertito dalle persone a seguito di un grande boato udito anche nei rifugi limitrofi, è avvenuto proprio sotto la vetta. Non ci sono state vittime.

Nel 2011 nello stesso punto un crollo simile aveva causato la morte di due soccorritori alpini.

Il boato della frana sul Monte Pelmo è stato udito nelle zone che la circondano

Da alcuni video è possibile vedere come la scarica di roccia avvenuta sul Monte Pelmo, nell'area tra il passo Staulanza e la forcella Val D'Arcia, abbia fatto sollevare un'enorme nuvola di polvere bianca.

Al momento della frana, secondo quanto emerso da una prima ricostruzione dei fatti, nessuno degli alpinisti ospiti era uscito per fare l'escursione prevista.

Sul luogo si sono tempestivamente recati gli operatori del Soccorso Alpino della Val Fiorentina. Anche un elicottero dei Vigili del fuoco ha sorvolato i monti per controllare se qualcuno, come accaduto undici anni fa, fosse stato travolto dalla frana durante un'escursione.

Alcuni giorni fa un ammasso roccioso staccatosi sul Cervino, dalla Testa del Leone, aveva richiesto l'intervento dei soccorsi alpini per evacuare 13 alpinisti.

Il commento di Reinhold Messner sulla frana

"Proprio sabato, passando da quel percorso, ho avvistato due nuovi distacchi", confessa l'alpinista Reinhold Messner in un'intervista rilasciata a L'Avvenire.

"Il Monte Pelmo ha una parete piuttosto esposta ai cambiamenti climatici e di conseguenza, a seconda delle temperature, può favorire la formazione o lo scioglimento del ghiaccio. Si pensi che circa 50 anni fa volevo avanzare la proposta di creare una nuova via sul Pelmo ma, come potrete immaginare, ho dovuto rinunciare proprio a causa di questi distacchi rocciosi", ha detto Messner.

L'alpinista spiega anche come l'innalzamento delle temperature sia letale per le montagne. Sul Monte Bianco, per esempio, il rifugio Gonella chiude 15 giorni in anticipo a causa della siccità: "Con il caldo di questa estate, anche a quota 3.000 metri, il permafrost rischia di sciogliersi. Di conseguenza c'è un abbassamento di quota e non riesce a tenere uniti tutti questi materiali.

I pezzi di roccia che cadono, talvolta, sono grandi come grattacieli. Dunque non c'è dubbio che il caldo, legato ai cambiamenti climatici dell'ambiente, causi il crollo delle montagne proprio com'è accaduto sul Monte Pelmo", ha concluso Messner.