I famigliari di Mattia Caruso chiedono giustizia: il giovane è stato ucciso la notte tra domenica 25 e lunedì 26 settembre a Montegrotto Terme, in provincia di Padova, con una coltellata al cuore. A sferrare il fendente al 30enne, mentre guidava la sua auto, è stata la sua fidanzata Valentina, che ora è agli arresti domiciliari, perché madre di una bambina piccola. “Mi fa rabbia che sia libera, aumenta il mio dolore”, spiega la madre della vittima nelle interviste. I conoscenti di Mattia dipingono la sua compagna come una donna violenta, che spesso l’aveva aggredito.

Emergono episodi del passato, come quando il giovane si sarebbe presentato in casa di un amico con un occhio pesto o come quando la donna avrebbe minacciato di tagliargli i genitali, brandendo un paio di forbici. Versione opposta a quella della donna che, dopo aver cercato di depistare le indagini, ora sostiene di aver ferito mortalmente il fidanzato per difendersi da una sua aggressione.

Il racconto del padre di Mattia che accusa la compagna del giovane

Anche il padre di Mattia descrive Valentina come una donna senza cuore, impegnata con il figlio in un rapporto turbolento, caratterizzato da liti continue che spesso si concludevano in colluttazioni tra i due. L’uomo racconta di come il giovane a volte fosse tornato a casa sporco di sangue e pieno di graffi: la famiglia si opponeva a quella relazione così burrascosa, ma il ragazzo non voleva saperne di lasciare la fidanzata, tanto da abbandonare la casa dei suoi e trasferirsi da lei, senza che la situazione migliorasse.

I due continuavano a litigare, anche se Mattia sembra essere sempre più innamorato di quella ragazza così gelosa e possessiva.

La versione della fidanzata di Mattia: lo avrebbe ucciso durante il litigio

Valentina, la fidanzata di Mattia, rende nota la propria versione dei fatti attraverso il suo legale, Nicola Guerra: la giovane avrebbe voluto troncare la relazione col compagno, ma lui si opponeva.

Durante l’ennesimo litigio l’avrebbe colpito per difendersi da un’aggressione, senza avere l’intenzione di ucciderlo. Tuttavia dall’esame del medico legale è emerso come il cuore del trentenne sia stato trafitto: risulta difficile pensare che il giovane sia stato colpito con tanta precisione nel corso di una colluttazione avvenuta mentre guidava.

Inoltre ad aggravare la posizione della ragazza ci sono anche i suoi tentativi di depistaggio e l’iniziale silenzio su quello che sarebbe realmente accaduto tra i due mentre erano in auto.

I depistaggi della compagna di Mattia e le incongruenze nei suoi racconti

In un primo momento Valentina racconta agli inquirenti di un’aggressione subita dal fidanzato nel piazzale davanti al locale “Ai laghi di Sant’Antonio”. Dopo il decesso di Mattia, la giovane aggiunge altri particolari, parlando di un uomo nero con il volto in parte nascosto da un cappuccio che era fuggito dopo aver assalito il trentenne, suggerendo l’ipotesi di uno scambio di droga finito male. Tuttavia chi indaga su questo episodio di cronaca nera non trova né soldi né sostanze stupefacenti; invece l’arma del delitto è rinvenuta nelle tasche del giubbotto di Mattia.

Inizialmente si pensa che il 30enne abbia usato il coltello a serramanico per colpire il rivale, ma in seguito gli esami rivelano che le tracce di sangue presenti appartengono alla vittima: sarebbe stata la fidanzata a nasconderglielo addosso dopo averlo adoperato. Di fronte a tutte queste incongruenze la ragazza crolla, fornendo una nuova versione dei fatti: avrebbe ucciso accidentalmente il fidanzato nel corso dell’ennesimo litigio. Ora Valentina è ai domiciliari in casa, sotto protezione dei carabinieri, che temono una possibile vendetta da parte dei famigliari della vittima.