La notte tra il 1 e il 2 novembre il 41enne Javier Alfredo Miranda Romero, originario del Perù, è stato ucciso da una freccia scoccata da una finestra di un palazzo in un vicolo del centro storico di Genova.

L'autore del gesto, il 63enne E. S., è stato arrestato poco dopo. La Procura gli ha contestato l'omicidio volontario aggravato da futili motivi e dall'odio razziale.

Genova, una frase razzista prima di scagliare freccia

Prima di scoccare la freccia che ha ucciso Romero, il 63enne maestro d'ascia avrebbe urlato una frase razzista alla vittima e a un suo amico: "Andate via, immigrati di m***a". Per questo motivo, la Procura gli ha contestato l’aggravante dell’odio razziale. Tutto è avvenuto in vico Archivolto de Franchi, a due passi da vico Mele, nel centro di Genova.

La vittima era uscita con un amico per vedere una partita e festeggiare la nascita del suo secondogenito, Gustavo Giuseppe, appena avuto dalla sua compagna, nato la notte di Halloween al Gaslini.

"Ed è finita così, per colpa di un criminale che adesso deve pagare", sono le parole di Jole Lorenzo, amico della vittima.

Il 41enne originario di Lima aveva trascorso oltre vent'anni nel capoluogo ligure, lavorava come operaio in una ditta di edilizia acrobatica e stava vivendo uno dei momenti più felici della sua vita. In quegli stessi vicoli, il 63enne, originario della provincia di Varese e impiegato come artigiano sulle barche al porto, viveva da appena un mese. Nel tempo libero, il fermato costruiva archi. Cosa sia davvero accaduto, è quanto sta ricostruendo in queste ore il pubblico ministero di turno Arianna Ciavattini che coordina le indagini.

Sembrerebbe che l'uomo, infastidito dagli schiamazzi di Javier e dell'amico, abbia prima chiesto di fare silenzio.

I due l'avrebbero insultato e minacciato. A quel punto l'uomo, dopo essersi armato di un arco, avrebbe scagliato una freccia. Poi, sceso in strada, avrebbe cercato di estrarre dal corpo del ferito il dardo che si sarebbe spezzato.

Sul posto è intervenuto il personale del 118 con l'automedica. Romero è stato ricoverato in codice rosso all'ospedale San Martino di Genova per le gravi lesioni riportate al fegato ed è stato sottoposto a un delicato e lungo intervento chirurgico, iniziato alle 3 di notte. Poi è deceduto alle ore 13.

Due versioni dei fatti

Al vaglio degli inquirenti ci sono due versioni discordanti di ciò che è accaduto. Secondo una delle due, Javier avrebbe tirato un petardo in casa del 63enne, gesto che avrebbe provocato la reazione armata dell'uomo di ritorno martedì sera da Malta dopo un viaggio in barca a vela.

"Volevo dormire e quelle urla mi hanno impedito di farlo", avrebbe raccontato ai carabinieri dopo il delitto. Questa versione è stata smentita però dall'amico della vittima. Jole Lorenzo, infatti, ha riferito che l'aggressore avrebbe tenuto la tv ad alto volume, avrebbe bevuto troppo, e avrebbe iniziato a minacciarli.

Secondo una testimone di zona, Javier e i suoi amici sarebbero stati visibilmente ubriachi. Lorenzo ha riferito che dopo aver colpito l'amico, il 63enne avrebbe provato a togliergli la freccia dal petto "per cancellare le prove", ma gli avrebbe fatto ancora più male. Mattia Boselli, un vicino di casa dell'anziano, ha detto che il ferito avrebbe cercato di tirarsi via la freccia dall'addome.

Boselli ha anche raccontato che è stato chiamato il 112 e sono trascorsi almeno 20 minuti prima dell'arrivo dei soccorsi. Il 63enne sarebbe sceso in strada per dare aiuto, ma sarebbe stato aggredito: a quel punto i vicini sarebbero intervenuti a portarlo via. Poi, arrivati a casa i carabinieri, lo hanno arrestato. Boselli ha descritto l'anziano come un uomo tranquillo, pronto ad aiutare il prossimo, certo conosciuto da tutti per la mania di archi e frecce. "Chissà cosa gli è scattato".

I residenti sarebbero esasperati dagli schiamazzi notturni, specie dopo l'apertura di un nuovo bar e dopo lo scoppio di petardi a notte fonda.

Le indagini

Dai primi accertamenti dei carabinieri, è emerso che l'autore del gesto avrebbe scagliato la freccia più letale in suo possesso, solitamente usata per la caccia al cinghiale.

Al vaglio degli inquirenti i filmati delle telecamere di zona. Ora il 63enne si trova nel carcere di Marassi in attesa della convalida del fermo che dovrebbe avvenire domani mattina.

Dopo una prima valutazione dei fatti, il pm ha scartato l'ipotesi di omicidio preterintenzionale. Nelle prossime ore verrà disposta l'autopsia. La compagna della vittima, malgrado le sia stato consigliato il riposo assoluto, ha chiesto di poter andare all'ospedale per dare l'ultimo saluto al padre dei suoi figli.