L’annuncio è arrivato nella mattinata di lunedì 2 ottobre: il Nobel per la Medicina 2023 è stato assegnato a Katalin Karikó e Drew Weissman, due scienziati autori delle scoperte che hanno consentito di sviluppare i vaccini anti Covid a mRNA, lo Spikevax di Moderna e il Comirnaty di Pfizer-BionTech. L’ambito riconoscimento è stato assegnato da un comitato speciale dell'Istituto Karolinska, presieduto dal segretario generale Thomas Perlmann. Ogni anno un gruppo di studiosi dell’istituzione svedese, infatti, si riunisce per scegliere la ricerca più meritevole nel campo della biomedicina, che viene annunciata solitamente il primo lunedì di ottobre, in anticipo rispetto agli altri premi Nobel.

Le motivazioni del Nobel conferito ai due studiosi

Mentre gli altri premi Nobel tecnici sono decretati dall'Accademia Reale Svedese delle Scienze, quello per la Fisiologia o la Medicina – il primo a essere comunicato – è attribuito dagli esperti dell'Istituto Karolinska, tra i più importanti centri di studio al mondo nel campo della ricerca scientifica. L'annuncio è arrivato nella consueta diretta streaming, con un insolito ritardo di 15 minuti, durante un incontro con i giornalisti svoltosi nella sede centrale dell'istituto svedese a Solna. Il riconoscimento è stato conferito ai ricercatori che hanno gettato le basi per sviluppare in tempi record i primi vaccini basati sull'RNA messaggero (mRNA), che hanno favorito il superamento della fase più critica della pandemia di Covid-19.

Il comitato, nell'annunciare il premio per la biochimica ungherese Katalin Karikó e l'immunologo statunitense Drew Weissman, ha sottolineato come le loro rivoluzionarie scoperte hanno radicalmente modificato le conoscenze su come l’mRNA interagisce con il sistema immunitario, contribuendo quindi al rapido sviluppo di vaccini innovativi durante la pandemia di Coronavirus.

Conferito il Nobel per le ricerche alla base dei vaccini anti Covid

Gli studi sull'utilizzo dell’RNA nei vaccini sono partiti negli anni '80 del secolo scorso, quando i ricercatori hanno ideato delle tecniche per generare mRNA senza coltura cellulare. Tuttavia inizialmente i possibili utilizzi di queste nuove conoscenze sono stati frenati da una serie di limiti nell’applicazione, che apparivano difficili da superare.

Il lavoro di Karikó e Weissman ha permesso di risolvere le difficoltà iniziali. In particolare, la professoressa Karikò, che all'inizio degli anni '90 ha compiuto le sue ricerche in un laboratorio dell'Università della Pennsylvania, ha cercato a lungo un modo per rendere utilizzabile l'mRNA in ambito terapeutico.

Gli studi congiunti dei due scienziati che hanno portato al Nobel

È stato utile l'incontro col collega Weissman, studioso delle cellule dendritiche che fungono da sentinella nel sistema immunitario dell’uomo, riuscendo a individuare la presenza di agenti patogeni e a far partire la produzione di anticorpi per neutralizzarli. Le cellule dendritiche sono strettamente coinvolte anche nel funzionamento dei vaccini.

I due ricercatori hanno notato come le cellule dendritiche "riconoscono l'mRNA trascritto in vitro come una sostanza estranea", attivando una reazione infiammatoria, che normalmente ne compromette l'approccio terapeutico. Quindi, hanno continuato a sperimentare delle varianti di mRNA modificato finché non hanno ottenuto una tipologia che non innescava quasi nessuna risposta infiammatoria, spalancando le porte di questi elementi nell'uso in ambito terapeutico. Da queste ricerche sono state gettate le basi per realizzare i vaccini a mRNA, in grado di consegnare l'informazione genetica di un agente patogeno attraverso microcapsule lipidiche.