Pi, come Pi greco, la diciassettesima lettera dell'alfabeto. Ovvero Pi, come Piscine Molitor Patel, la limpida piscina parigina che purifica l'anima. Spiritualità e razionalità racchiuse in un nome - come si suol dire, nomen omen - e Pi Patel le possiede entrambe. A prescindere da quale caratteristica si preferisca, però, Pi è davvero un nome insolito per un ragazzo indiano, e ancora più incredibile è la storia di cui si scoprirà a malincuore protagonista.
Pi Patel nasce a Pondicherry, paradiso terrestre dove trascorre l'adolescenza praticando contemporaneamente le tre religioni dominanti del suo Paese (induismo, cristianesimo e islamismo) e dove, attraverso la musica, a sedici anni conosce l'amore.
L'idillio si interrompe quando il padre, proprietario di uno zoo, improvvisamente decide di cercare fortuna economica in Canada. Tutta la famiglia, con gli animali al seguito, è costretta ad imbarcarsi alla volta del nuovo mondo ma in mezzo al Pacifico una violenta tempesta sorprende il mercantile giapponese che affonda tragicamente.
Pi è l'unico uomo a sopravvivere al naufragio; con lui sulla scialuppa tuttavia si salva anche un ospite dello zoo, il più feroce fra tutti: si tratta di Richard Parker, la tigre del Bengala. Inizia qui la straordinaria esperienza di convivenza tra uomo e animale: Pi dovrà mettere in gioco tutta la sua forza e la sua intelligenza per vincere gli attacchi di Richard Parker, ma allo stesso tempo prenderà coscienza che a tenerlo in vita sarà proprio la necessità di occuparsi della tigre e del pericolo che lei rappresenta per lui.
E solo, in mezzo a quella infinita distesa d'acqua brulicante di vita, Pi intraprenderà anche un'altra sfida: quella con dio.
Vita di Pi è un'avventura che incanta e tiene incollati allo schermo, anche grazie alla spettacolarizzazione di una natura incontaminata che esplode in tutta la sua potenza. Solo alla fine del film si insinua il dubbio, ed è proprio Pi adulto a farlo entrare dalla porta.
Si può davvero credere a una storia tanto assurda? E se il racconto del naufragio fosse soltanto il frutto della fantasia visionaria del suo protagonista? Allora l'avventura diventerebbe simbolo; si farebbe metafora di un percorso di ricerca sull'esistenza di dio, sul valore della fede e sullo scontro tra il bene e il male che c'è in ognuno di noi.