L’inizio era stato tuttavia promettente, si era subito pensato ad un qualcosa di nuovo, poi il titolo: Pubblico, sembrava comunque potesse coinvolgere in un’esperienza nuova ed interessante una moltitudine di lettori e di diverse opinioni. Niente di tutto ciò, dopo qualche giorno, la testata giornalistica tanto voluta da Luca Telese dopo il divorzio dal Fatto Quotidiano è subito parsa in affanno, incapace di reggersi da sola; e ora, dopo soli tre mesi, la fine sembra alquanto vicina.
L’assemblea dei soci convocata immediatamente dopo i risultati disastrosi ‘al botteghino’ non ha fatto altro che ordinare la liquidazione della società, salvo miracoli, questo vuol dire che Pubblico può iniziare ad essere ricordato come un giornale che è esistito, e ciò che maggiormente lascia riflettere e forse turba un pochino, è che è appunto rimasto in vita per soli tre mesi.
Turbati e giustamente inferociti sono i redattori di Pubblico che accusano il management di un dilettantismo senza precedenti. Corrono difatti voci su come tutto il carrozzone sia stato gestito in modo superficiale fin dall’inizio; dove Telese, giornalista sicuro e pungente, sembra non essersi mai calato nella parte dell’editore.
Un analisi ben più approfondita dei fatti fa comunque emergere le reali difficoltà al giorno d’oggi di lanciare un prodotto cartaceo, seppur innovativo in pura epoca digitale. In molti hanno espresso critiche che forse più di tutti sarebbe stata la dirigenza di Pubblico a doversi porre in partenza. Le difficoltà di Pubblico certo si sapevano che sarebbero state tante, ma non si pensava ad un così triste epilogo dopo soli tre mesi