Il Padiglione egiziano alla Biennale di Venezia e i mosaici di Mohamed Banawy

Alla Biennale d'Arte 2013 merita una visita attenta il padiglione egiziano, dove sono presenti le opere di due artisti d'eccezione: Mohamed Banawy e Khaled Zaki. Ovviamente il Padiglione dell'Egitto si trova ai Giardini, ma visitarlo non può lasciare indifferente neppure il più refrattario dei visitatori. Perchè? Per l'accostamento sapiente dell'opera di Zaki con quella del mosaicista Banawy. I mosaici sono una forma d'arte antichissima di cui abbiamo testimonianze egregie anche in Italia, a Piazza Armerina (Sicilia), a Roma, a Venezia, ad Aquileia e ovviamente a Ravenna, ma i moderni mosaici realizzati dall'artista Banawy sorprendono.

Sorprendono per la stranezza e la ruvidezza dei materiali. Le composizioni che realizza sono rese attraverso l'uso e l'accostamento originale di terracotta, vetri colorati e madreperla. La terracotta è un materiale povero e il vetro, magari con una placca d'argento sottostante, è già qualcosa di più prezioso. Accostare l'umilissima terracotta al vetro è un'idea pregevole, questo è quello che fa l'artista che a sua volta è anche un interessante pittore. Quello che si può vedere a Venezia è non solo l'uso insolito di questi materiali, ma anche l'originalità del loro accostamento.

La parete difronte al sarcofago del faraone, opera di Zaki, è coperta da uno di questi mosaici e l'impatto visivo è davvero molto stimolante.

Da una parte la mole possente del sarcofago, dall'altra nel quasi buio la parete dinamica di questi singolarissimi mosaici. Oltre ad usare tessere rudimentali, usa una terracotta che riporta segni ad ellissi, pezzi squadrati o meno, e pietre di vetro coloratissime, ma principalmente azzurre e tutti sanno che il binomio terracotta e celeste è un binomio vincente.

Accanto all'assemblaggio di pezzi piatti usa anche una decorazione per listerelli, questi vengono disposti per file parallele, alcuni sono in terracotta, altri in metallo, disposti in fila alternati da bottoni di pasta vitrea, nell'insieme l'effetto decorativo è strabiliante. Le tessere usate da Banawy non sono solo squadrate, a volte sono costruite come un piccolo pozzetto dentro il quale è stata versata pasta vitrea, dunque l'accostamento tra terracotta e vetro è doppiamente originale in quanto l'occhio gode del doppio piacere del differente colore e del differente spessore.

La maglia compositiva che Banawy riesce a realizzare è così suggestiva e preziosa che ci auguriamo per la fortuna dell'artista e di qualche imprenditore illuminato che essa possa trasformarsi in un elemento decorativo da inserire in ambienti importanti, e magari nei salotti buoni di qualche bella dimora.

La visita al Padiglione dell'Egitto 'Treasuries of knowledge" merita per la bellezza incomparabile e l'originalità delle opere presenti.