L’invasione tedesca della Russia (operazione Barbarossa) cominciò all’inizio dell’estate del 1941. In avvio l’avanzata fu perentoria e l’opposizione nemica scarsa; le truppe sovietiche comandate dal generale Zuckov furono costrette a  ritirarsi.

L’anno successivo a Hitler premeva, prima di tutto, conquistare un importante obiettivo politico, vale a dire la città che portava il nome del capo del nemico: Stalingrado. Il compito fu affidato alla 6^ armata comandata dal Generale Von Paulus che entrò in contatto con i difensori della città il 17 luglio del 1942 (inizio della battaglia).

In agosto gli scontri a sud della città furono violentissimi e Paulus ricevette in rinforzo la 4^ armata del generale Hoth che attaccò la città da sud-ovest. Ben presto però la convinzione nazista di una facile conquista fu vanificata dalla tenace resistenza avversaria che, ogni tanto, osò anche dei contrattacchi.

Gli incesssanti bombardamenti dell'aviazione hitleriana ridussero la città ad un cumulo di macerie ma la difesa sovietica continuò stoicamente nonostante le tremende difficoltà.

A metà settembre la Wehrmacht raggiunse il centro di Stalingrado a prezzo di durissimi scontri e gravi perdite. Si combatté accanitamente in ogni strada, in ogni edificio, ma i sovietici non si arresero e continuarono la lotta.

L’assedio tedesco fu tremendo per la popolazione che fu ridotta a nutrirsi con radici, cani randagi e carcasse di cavalli.

In novembre, animate da grande spirito di sacrificio, le truppe sovietiche, comandate dal generale Tymocenko, passarono al contrattacco e riuscirono a spezzare le difese avversarie a nord e a sud; dopo furiosi combattimenti gli assediati divennero assedianti.

I Germanici, costretti sulla difensiva, si rinchiusero nella sacca (Kessel) di Stalingrado, divenuta la loro grande prigione, completamente accerchiati. Essi dovettero fare i conti, oltre che con il nemico, anche con la rigidità del clima e con la scarsità dei rifornimenti dalla madrepatria.

Resistettero per due lunghi e sofferti mesi, dopodiché, vista la situazione ormai disperata, Von Paulus, disobbedendo agli ordini del Führer “combattere sino alla morte” si arrese ai sovietici, ponendo fine alla più crudele battaglia della storia.

Era il 2 febbraio 1943. Dei 330.000 uomini combattenti della VI armata tedesca, se ne salvarono soltanto 91.000 e furono fatti prigionieri.

I Tedeschi, fino ad allora spesso vincitori, conobbero una grande sconfitta, accusarono il tremendo colpo e la loro efficacia cominciò a vacillare.

Per i Sovietici fu il riscatto di un grande popolo, unito dalla difesa della grande patria di tutte le Russie.

Un film da vedere: Il nemico alle porte di Jean-Jacques Annaud.