"Dipingere un quadro è ugualmente un castello fra le nuvole e non è assolutamente necessario che ci sia un legame con la realtà. L'atto di dipingere è proporre un'espressione libera. Questo è il vero compito dell'artista". Questo è quanto affermava Shozo Shimamoto, di cui un'importante mostra si sta svolgendo in questi giorni a Milano presso lo studio Visconti. Tale principio, la libertà d'espressione, insieme ad un'altra idea, che l'uomo sia una creatura misteriosa soprattutto a se stessa, sono i due criteri su cui è impostata la mostra di Milano, dal titolo "Il volto del '900".

Di solito in questo autunno le due grandi mostre di Palazzo Reale, Pollock e Il Volto del 900, vengono visitate una dopo l'altra, ma entrare nelle sale superiori di Palazzo Reale e ammirare il "logo" della mostra, quello strano volto fatto di due seni rotondi, e per occhi e per bocca le linee di un pube femminile, firmato Magritte, con una folta capigliatura bionda che scende fluente e vedere il titolo, Lo stupro (1945), è un'esperienza da fare. Per poi apprezzare una sequela inarrivabile di capolavori assoluti e arrivare all'ultimo, quel volto di Mirò, il genio, più di Picasso, dell'assoluta sregolatezza e della fantasia, e rimanere spiazzati da quelle campiture cromatiche che disegnano un volto, metà umano e metà pappagallo, con quell'occhio, unico, che trionfa e si apre al mondo.

I quadri appartengono ad artisti di chiarissima fama, c'è un Modigliani (Ritratto di Dedie), Delaunay, Severini, Antonio Saura, Giacometti, due Picasso, Bacon, la famosa "Kizette al balcone" (1927) di De Leimpicka, "L'odalisca in pantaloni rossi" di Matisse; ci sono anche grandi artisti degli anni sessanta.

Eppure accanto alla sezione dei ritratti e a quella altrettanto interessante degli autoritratti, quella che più colpisce sono le sculture.

Il senso estetico, insieme a questa spasmodica ricerca di novità e di introspezione, vengono soddisfatti e pienamente appagati nell'impatto con le sculture. Quelle linee di nasi, di occhi, di capelli e di sguardi, ricevono proprio nella scultura la loro risoluzione più piena e più esteticamente appagante. E' nello spazio intermedio della scultura che trionfa per l'appunto la duplice istanza estetica ed innovativa, perché l'Arte è questo sussulto verso la bellezza, ma è anche un canto teso verso soluzioni nuove e sempre più spiazzanti.

Vedere questa mostra con opere che provengono dal centro Pompidou è regalarsi, come diceva Sthendal, un momento di assoluto distacco dal mondo e insieme un'immersione in quella spinta che dà del mondo una raffigurazione composta e nuova, è prendere una boccata di ossigeno e rimanere in estasi, perché quella bellezza che gli artisti del novecento, nelle loro ansie innovative, hanno saputo cogliere nel volto dell'uomo è un po' come restituire senso ad un mondo altrimenti desolato e impazzito. La mostra "Il volto del '900", attualmente visitabile a Milano presso il Palazzo Reale, è sicuramente da vedere e rivedere più volte: una sola volta non è sufficiente.