Regina Josè Galindo con 'Estoy viva' al Pac di Milano sino l'8-06-2014:una mostra per non dimenticare.

Visitare questa mostra è iniziare un cammino doloroso nella violenza di uno sterminio sistematico, quello perpetrato sulle popolazioni Maya Ixiles tra il 1982 e il 1983. Regina Josè Galindo, tra le più originali artiste latinoamericane del momento ha saputo, ispirandosi alle persecuzioni contro gli indigeni, realizzare opere che hanno il valore di performance nelle quali lei si mette in gioco con tutto il suo corpo.

Estoy Viva, l'attuale mostra che rimarrà aperta sino all'8 giugno, è articolata in cinque sezioni: Politica, Donna, Violenza, Organico e Morte.

Ma visitarla significa entrare nell'universo delle torture e delle sevizie perpetrate dall'esercito regolare del Guatemala nei confronti della popolazione Maya Ixiles che nel corso dell'operazione Terra Bruciata venne sterminata con pratiche violente e crudeli, tanto che si calcolano ad oggi 200.000 morti, 45.000 desaparecidos, di cui 5000 bambini.

Tale mostra è stata promossa dal Comune di Milano in occasione del Miart 2014, prodotta da Pac e Civita e curata da Diego Sileo e Eugenio Viola, ma per gli appassionati d'Arte essa costituisce la prima e più completa antologica dell'artista, dunque vederla è interessante perché di questa artista, premiata alla Biennale di Venezia, è giusto studiare l'intero suo operato.

Perché lei riesce a denunciare le ingiustizie subite dal suo popolo con atti che spesso si consumano sul suo corpo. C'è un'opera del 2007 che dimostra quanto l'artista sappia trasformare in denuncia sociale la politica dello sterminio. Il titolo è Mientras, ellos siguen libres.

Pensate, all'ottavo mese di gravidanza si corica su una brandina, legata mani e piedi da cordoni ombelicali veri, reperiti nelle cliniche dove avvengono gli aborti delle donne che hanno subito violenza, e si fa fotografare.

Questa opera vuole denunciare l'operazione di pulizia etnica che prevedeva la violenza sessuale come strumento di eliminazione della razza, andando a distruggere la possibilità di portare a termine la gravidanza proprio mediante violenze sessuali sistematiche.

Entrando invece si assiste ad un video nel quale la stessa artista dà lettura delle testimonianze delle vittime durante il processo che venne aperto presso il tribunale di Città del Guatemala nel 2013 e durante il quale venne accusato Efrain Rios Montt, all'epoca dittatore del Guatemala e artefice della politica di sterminio.

L'artista legge tutte le testimonianze per un'ora mentre un dentista cerca di farla tacere anestetizzandole ripetutamente la bocca. La lettura risulta alterata nella voce, ma le parole dei testimoni delle scene di violenza sono tremendamente vere. L'opera del 2013 per si intitola "La Verdad".

Le molte altre opere di Regina Josè Galindo in esposizione sono scioccanti e quanto mai dimostrative. E', questa mostra, un atto di verità doveroso, nei confronti della causa dei diritti civili troppe volte calpestati in tante aree del mondo. Non va sottovalutata perchè mostra un modo nuovo di fare arte, per situazioni di estrema gravità.