Lo storico Eric Hobsbawm fu l'inventore dell'inusitata definizione Secolo breve. Essa occorse al suo genio storiografico per definire il dinamismo, la creatività nonché l'efferatezza manifestatisi nell'intervallo temporale solcato dagli eventi storici, dall'accendersi del I conflitto mondiale fino al disfacimento dell'Unione Sovietica, nel 1991. Una frazione infinitesima del cammino umano, nel quale si valicò ogni limite di civile convivenza, come di raggiunta conoscenza. La fase successiva al II conflitto mondiale rese però possibile solidificare un piano di pax istituzionale europea, di riorganizzazione economica, di ripristino dei percorsi di ricerca scientifica e tecnologica, partecipata tra i Paesi.
Hobsbawm narrò dunque un secolo di impredicibili mutamenti, di conquiste intellettuali e di genocidi, di eccezionali scoperte e di immani crisi politico-militari, di conflitti regionali e di debacle socio-economiche, di straordinarie intuizioni artistiche e di devastazioni naturali.
Giusto in relazione ai tempi che "cantò" Hobsbawm, il 22 giugno del 2014 è stata presentata, presso i Musei Civici - Palazzo Mosca di Pesaro, una splendida mostra dal titolo "La Memoria del presente. Capolavori del Novecento Italiano", presente in quella sede fino al prossimo 2 novembre. L'evento, curato da Stefano Cecchetto, è stata promosso dal Comune di Pesaro, dalla Fondazione Cassa di risparmio della provincia di Macerata, generosa nel render disponibili numerosi capolavori d'Arte della propria collezione presso Palazzo Ricci, da Popsophia Festival del Contemporaneo, dalla Regione Marche, dalla Provincia di Pesaro e Urbino, e con il sostegno della Banca dell'Adriatico.
Hanno integrato l'elenco delle opere in mostra numerosi collezionisti privati: il Ritratto di signora di Giorgio de Chirico, lavori di Filippo De Pisis, di Giuseppe Capogrossi e di Bice Lazzari appaiono accanto alle effigi dal pathos sublimato delle Muse di De Chirico, già contemporanee nella loro rarefatta sensibilità. Il Novecento artistico italiano seppe raccontare l'oceano tragico e geniale dei suoi tempi, stravolti dalle prime due guerre mondiali della storia umana, ma trovando in essi un topos rielaborativo possibile entro cui interpretarne le vicissitudini.
Una creatività che ripercorse ogni avvicendamento socio-culturale ed economico, dalla prima fase di ricostruzione post-bellica al dramma politico istituzionale degli anni Settanta, fungendo sovente da rotore di mutamenti, riflessioni e orientamenti. Balla e Treccani, il Futurismo e Conti, Depero, Dottori, Prampolini, Tulli sino a Osvaldo Licini e Lucio Fontana, il cui Concetto spaziale - di sorprendente modernità - mostrò l'essenziale traccia di un segno solidificata in flessibile figura.
E ancora, Afro, Burri, Campigli, Giò Pomodoro, Schifano e Vedova, impegnati in polimorfi affreschi interpretativi di un proprio presente che si mondializzava, a commento di una proto-industrializzazione che urbanizzava di modernità l'Italia.
La mostra affiancherà il festival Popsophia, in programma a Rocca Costanza, dal 2 al 6 luglio, sul tema della "nostalgia del presente"; IV edizione di un happening che coniuga efficacemente il teoretico col popolare. Il "secolo breve" fu lunghissimo di sofferenze e genialità, cultura e regresso. L'arte italiana di quegli anni seguitò però entro quel solco storico, nell'intento di tracciare segni e di emozionare, dilatando le pieghe del tempo per depositarvi un senso.