Il concerto è iniziato quando il cielo era ancora rischiarato dal crepuscolo: il fuoco alle polveri è stato dato da "Gli spari sopra", con un arrangiamento degno di una band di heavy metal. Il batterista, fisicamente perfetto per interpretare Thor, ha usato a più riprese la doppia grancassa per enfatizzare l'energia che certe canzoni racchiudono nel loro pentagramma.

La scaletta ha proposto pezzi degli anni settanta come "La strega" fino alle composizioni più recenti come "Cambia-menti". Il finale del concerto è stato riservato ai cavalli di razza: Sally, Siamo solo noi, Vita spericolata e Albachiara hanno trascinato il pubblico a coprire la voce del Blasco con cori a squarciagola.

Lo spettacolo è stato complessivamente di grande impatto visivo e sonoro. L'enorme palco copriva per oltre tre quarti il lato maggiore del rettangolo di gioco. Due megaschermi di eccezionale qualità e brillantezza hanno rafforzato la percezione di vivere in diretta la realizzazione di un video musicale, dove la sequenza delle immagini seguiva fedelmente l'incalzare ritmico del brano eseguito o l'abilità tecnica dei musicisti di altissimo livello che hanno dato consistenza alle canzoni di Vasco. Le telecamere hanno mostrato i luccicanti occhi azzurri del rocker, le sue movenze teatrali nel sottolineare i versi delle sue canzoni, le passeggiate lungo le passerelle che si spingevano ai lati del palco centrale e fino al cerchio del centro campo.

Entusiasmanti le riprese ravvicinate dei virtuosismi di Will Hunt, il batterista, e dei due chitarristi. Luci policrome straordinariamente multiformi e poliedriche ed effetti scenici come lingue di fuoco e fuochi artificiali hanno sorretto e amplificato la scenografia entro cui si è sviluppato lo spettacolo di due ore.

C'è da chiedersi come il più grande rocker italiano sia riuscito a conquistare il pubblico di ormai tre generazioni.

L'analisi letteraria dei testi di alcune sue canzoni non giustifica il successo che queste riscontrano nel pubblico. La ovvietà di certe affermazioni è disarmante in canzoni come "Vivere" o "Liberi" eppure…

Eppure entrano nell'anima della gente, solleticano il loro cuore, accendono una luce nelle menti spente e buie di chi si trova suo malgrado a praticare quotidianamente la terrificante frase di Ungaretti "la morte si sconta vivendo", regalano attimi di speranza, mostrano che c'è sempre un domani, solleticano l'amor proprio di ciascuno, rassicurano sull'adeguatezza di certi pensieri che talvolta paiono inadatti ai principi che ci vengono inculcati sin da bambini.

Vasco Rossi dà spessore alle banalità, scrive e interpreta autentiche poesie, coglie le trepidanti aspettative adolescenziali, fa prendere vita ai pensieri latenti di ognuno, fa decollare i sogni, attenua le sofferenze, regala illusioni, grida rabbia, sussurra amore.

Tornando alla fredda cronaca, c'è da evidenziare la tenuta vocale del cantante per l'intero concerto. L'unico appunto (ma è difficile capire se non fosse una volontaria riscrittura del testo) un verso sbagliato in "Vita spericolata", fortunosamente soverchiato dal pubblico che ha cantato la versione originale della frase.

La nota stonata della serata? La viabilità di Milano. Un aggettivo su tutti: indegna. È servita oltre un'ora e mezza per raggiungere la tangenziale. Cosa accadrà nel 2015 con l'Expo?