Applausi, tanti, per Francesco Munzi e il suo Anime Nere, accolto da una vera e propria standing ovation dal pubblico, dopo che già la mattina il film, il primo italiano in concorso alla 71/a Mostra Internazionale d'arte Cinematografica di Venezia, era stato accolto bene nella proiezione per stampa e critica. Il film è liberamente tratto dal libro di Gioacchino Criaco(Rubettino Editore), che in tempi non sospetti, quando tutti credevano che la pellicola non avrebbe nemmeno visto luce, ebbe a dire: "Questo Munzi è un genio, farà un capolavoro che porterà l'Aspromonte nel mondo".
Dedica speciale di questo film a Fabrizio Ruggirello, amico del regista, non che co-sceneggiatore di Anime Nere, recentemente scomparso Il film prodotto Cinemaundici in collaborazione con Rai Cinema sarà distribuito nelle sale da Good Films il 18 settembre, non prima di aver partecipato a un altro dei festival cinematografici più importanti al mondo, quello di Toronto, nella sezione Contemporary World Cinema.
Il film è stato "riempito", a partire dal dialetto, di Africo, paesino calabro sulle pendici dell'Aspromonte, luogo di origine dei tre fratelli, cresciuti nell'odio per l'uomo che ha ammazzato il padre, un pastore che si era lasciato coinvolgere in un sequestro di persona. Luigi(Marco Leonardi), il più giovane e intraprendente dei fratelli, è un trafficante internazionale di droga tra Milano e il Sudamerica; Rocco(Peppino Mazzotta), imprenditore colluso dietro la compostezza borghese, si è trasferito a Milano, e Luciano(Fabrizio Ferracane), il primogenito che si è stretto alla terra di Calabria.
Eredi di una famiglia criminale, passata dalla cura di capre e pecore alla cocaina. Il viaggio di Anime Nere, una tragedia in bilico sempre tra passato e presente, è un viaggio nel cuore della 'ndrangheta, dentro una cultura antica, difficile da sradicare, vite dominate dai luoghi arcaici della montagna. Il ventenne Leo, interpretato da Giuseppe Fumo di Gioia Tauro, scelto tra centinaia di ragazzi calabresi per il ruolo del figlio di Luciano, il più grande dei tre fratelli, quello rimasto in Calabria, riuscirà a sconvolgere tutti gli equilibri creati, scatenando una faida fra clan, per la famiglia non può esserci certezza, futuro, né speranza.
Un film di qualità, girato in un luogo difficile, tra un mare bellissimo, ma poco frequentato, e una montagna selvaggia e misteriosa, con maestranze calabresi e coinvolgendo la popolazione locale, dando lavoro dove manca, noi leggiamo in questo anche un importante messaggio per il Paese e la sua politica, che in Calabria si può fare.