Nella Mostra su Segantini, che si è inaugurata il 18 settembre 2014 a PalazzoReale di Milano, si entra con il cuore sospeso e magari dopoaver visto al piano nobile quella di Chagall con un certo indugio,perchè la luce di questi quadri è completamente diversa. Subito adaccoglierti sono i suoi autoritratti e quello che colpisce in questoallestimento fedele alle atmosfere di 'fine de siecle' è proprio lacalibratura della luce, dai toni bassi e caldi, da interni, ma privicompletamente della trasparenza e della lucentezza fiorita dei quadridi Chagall.
Entrare in questa mostra,grande evento dell'autunno-inverno di Milano, è come fare un balzoindietro nella storia, e passare, per chi prima ha visitato quella diChagall, dal 900, con i suoi slanci verso la modernità e i suoiardimenti, all'ottocento più tradizionale e stanco. L'artista,Giovanni Segantini, star internazionale ed interpreteperfetto del suo mondo, posa il suo occhio attento sulla realtà difine Ottocento, percorsa da istanze di rinnovamento che s'incentranosulle tendenze simboliste e s'incarnano in pittura, nellasperimentazione divisionista, ma rimane lì, ancorato a quel mondoaustroungarico che presto sarebbe stato spazzato via da una guerra edai suoi imprevisti effetti. Il vento della storia è a volte unvento imprevedibile, e quel mondo fatto di stalle e di vita suicampi, di una Milano che è per fortuna ancora rimasta nei suoipalazzi e nelle sue vie, nei costumi e nelle sue usanze invece nonesiste più.
Tutto il fine Ottocento, pur rigurgitando di afflati dimodernità, vedi la poesia simbolista ed una pittura estenuataliberty, nelle sue luci radenti e calde, oggi è scomparso. E'completamente cancellato. Ed i giovani che si recano in visita aquesta mostra, possono dunque godere di una doppia occasione,ammirare i quadri delle valli svizzere e della Milano di fineOttocento, ma insieme osservare una realtà, coltaattraverso il filtro particolare della visione di un artistadi grande caratura, ancorato alla tradizione, ma anche protesoverso la modernità.
Quel filtro particolare ci mostra un mondobucolico ed insieme epico, dove la dura fatica dei campi è ritrattasia nei fulgidi esterni che in interni avvolti in luci radenti edorate.
Ma c'è un'altra ragione checi spinge a visitare tale mostra, e sta nel fatto che tutti scopriamoun altro Segantini, non solo il pittore del divisionismo, mal'artista spavaldo e insieme rapito dal fuoco sacrodell'Arte. In una scritta che scorre sulle pareti della mostratroviamo questo suo pensiero 'Non cercai mai un Dio fuori di mestesso, perchè ero convinto che Dio era in noi e che ciascuno di noine possedeva e ne poteva acquistare facendo delle opere belle, buoneo generose, che ciascuno di noi è parte di Dio come ciascun atomo èparte dell'universo'.
E intanto mentre pensi al contenuto di talepensiero, che ci ricorda Marsilio Ficino e tutta la pittura delBotticelli, ti sfilano nella mente quadri come Dopo il temporale(1883-1885) , La raccolta dei Bozzoli ( 1881-1883), La raccolta dellezucche ( 1883-1884), Il grande paesaggio, La raccolta delle patate (1885-1886), Alla Stanga, che è stato acquistato dal governoitaliano per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna nel 1899attraverso la mediazione di Vittore Grubicy e Primo Levi perla cifra di 18.000 lire, quando il pittore ne chiedeva 25.000 per seimesi di lavoro. E pensiche davvero quel mondo non c'è più e se non ci fosse stato ilpennello di questo grande anche immagini come queste sarebbero stateinesorabilmente cancellate dai venti della storia. La mostra rimarràaperta sino al 18 gennaioe visitarla è un bagno nella bellezza e in un mondo letteralmentescomparso.