Anche quest'anno il Veneto e il Friuli Venezia Giulia non si fanno mancare il tradizionale falò di inizio anno, un'usanza che sotto diversi nomi (dal trevigiano e veneziano panevìn o panaìn, al friulano pignarûl al foghèra o casèra del basso Friuli e Veneto Orientale) caratterizza le notti del 5 e 6 gennaio fin dall'epoca precristiana. La scelta della vigilia della Befana per questo rito propiziatorio è legata anche alla tradizione di bruciare la vecchia, di solito un fantoccio issato sopra la pira di legna e ramaglie: liberarsi del vecchio per lasciare spazio al nuovo e alla speranza che il nuovo anno dia buoni frutti.

E se anche oggi i raccolti non ci toccano spesso in prima persona, la speranza e il desiderio sono rivolti con la stessa intensità alle sfide e difficoltà quotidiane della vita contemporanea, che può apparire incerta come la produttività della terra.

Tradizione vuole che le faville del falò indichino come sarà l'anno a venire, ma proprio per la sua larga diffusione, la direzione che devono prendere varia da zona a zona: l'importante è che sia quella giusta! Il panevin è anche un momento di condivisione e convivialità con tutta la comunità riunita attorno al falò, con i prodotti tipici come il vin brulé e la pinza, fatta con gli ingredienti semplici della tradizione contadina (come il pane raffermo) arricchiti da canditi, uvetta e fichi secchi.

Tuttavia, come per tutte le usanze non mancano le polemiche, in questo caso legate alla pericolosità del fuoco e all'inquinamento dell'aria che ne può derivare. I tentativi di limitarli o disciplinarli sono molti, da direttive a ordinanze e regolamenti. In particolare, è vietato bruciare materiale diverso dalle ramaglie e la catasta di legna non deve superare un certa altezza.

Inoltre, le persone devono tenersi a debita distanza dal rogo per evitare spiacevoli incidenti. Sarà difficile, però: sono molti a considerare quest'antica tradizione come una tappa essenziale dell'inizio del nuovo anno. In molti hanno infatti annunciato l'intenzione di sforare i limiti previsti, innescando l'ennesima polemica che finisce inevitabilmente per assumere anche connotati politici.