Il tempo è il protagonista  principale del nuovo pretenzioso film del premio Oscar Sorrentino. Con una narrazione semplice, ma allo stesso tempo densa di particolari e lunghi momenti di riflessione, riesce a darci la chiave di lettura  per guardare il futuro e vederci "la giovinezza".

Nonostante la tematica non particolarmente originale, le immagini a volte scultoree riescono a sollevare il film dalla semplicità della narrazione. Una narrazione che fa da padrona, forse eccessivamente. L'inquadratura molto spesso si interrompe su alcuni elementi e interazioni ricorrenti senza troppo approfondirli o concluderli, lasciandoli di conseguenza troppo aperti all'interpretazione.

Come nel caso degli ospiti muti del prestigioso hotel Schatzalp a Davos, la ragazza massaggiatrice che gioca alla wii e il monaco buddista.

Un film dunque che vuole si farci riflettere, ma fino a che punto? Fino a che punto vi è una narrazione? Fino a che punto l'uso di virtuosismi e immagini sonore ci forniscono il punto di vista critico dell'opera? La risposta è semplice: nulla di tutto ciò il film "post-Oscar" riesce a trasmetterci. Nonostante un cast stellare, tra cui al suo interno numerosi riferimenti e probabili citazioni esterne (come nel caso di Paul Dano, nel ruolo di un attore oscurato dalla fama di un film "semplice", ricordando così la trama del film pluripremiato "Birdman") ed una interessante colonna sonora, il film non riesce tuttavia a stare al passo con la fama del suo autore.

Un film che rischia dunque di far ricadere su di sé il clichè del film frutto dell'euforia del successo.

Non sempre l'abbondanza di immagini e lunghi piani sequenza sono il segno di una maturazione autentica dell'opera, in alcuni casi -proprio come avviene in Youth- nessuno di questi elementi riesce a conferire quel tocco elegante di unicità. In questo caso la ricerca dell'unicità e della freschezza dell'opera è confusa con il riempimento di vuoti. Un film insomma che sicuramente cerca e trova emozioni, ma non va decisamente oltre.