Qualcuno vive in auto o in un furgone, di notte come di giorno. Qualcun altro completamente in strada. È l'esercito dei senza tetto, persone che spesso hanno bisogno di cure, di tutte le nazionalità. Un esercito stupefacentemente eterogeneo, fatto di extracomunitari arrivati in Europa su un barcone e miracolosamente sopravvissuti, di ex imprenditori che non hanno retto ai duri colpi della crisi e che si sono trovati ad affrontare per la prima volta le intrusioni dell'ufficiale giudiziario nella loro vita privata, salvo poi scoprirne sorprendentemente la sua vera natura.

L'intruso, l'aquila nera (come i detenuti usano definirlo nel gergo carcerario) è in realtà l'uomo sensibile che si commuove di fronte al dramma umano e si trasforma in abile mediatore e psicologo. Finisce col mettersi in gioco, prendendosi gratuitamente responsabilità che non dovrebbero essere sue, rischiando denunce, barcamenandosi tra le maglie del diritto e della morale per esprimere un'umanità stupefacente, salvando perfino la vita altrui e rischiando la propria.

Dopo aver sognato una vita da grande romanziere alla Bukowski, conscio dell'importanza di un ruolo non scelto, il protagonista ci si cala dentro fino al collo ed abbraccia cristianamente la croce che il destino gli ha consegnato, forse proprio per non lasciare nelle mani di altri il futuro incerto degli umili indesiderati, degli "sfrattati" sui quali l'ufficiale giudiziario sembra avere il diritto di vita e di morte, ma ai quali sa di potere dare paradossalmente un supporto umano.

Il secondo romanzo di Giuseppe Marotta, Sfrattati (Ed. Corbaccio 2015), rappresenta uno dei casi letterari più interessanti dell'anno. Dopo avere ottenuto il riconoscimento di penne illustri, l'autore è stato ospite delle più importanti emittenti radiofoniche e televisive in qualità di testimone di un fenomeno che ha assunto negli ultimi anni proporzioni sempre più allarmanti.

Il romanzo, che ha vinto di recente il premio Ripdico (scrittori per la giustizia) nella sezione narrativa, è uno spaccato incredibile dei giorni nostri e della crisi economica che li caratterizza, la descrizione di una realtà vissuta quotidianamente, fatta di episodi di guerriglia urbana scanditi dalle pretese e dallle umiliazioni degli adulti e dalle voci innocenti dei bambini.