Lo slogan della trasmissione “Bandiera Gialla”, che divenne poi anche una sorta di “parola d’ordine”, era “a tutti i maggiori degli anni 18, a tutti i maggiori degli anni 18, questo programma è rigorosamente riservato ai giovanissimi”, e in effetti la bandiera gialla del titolo divenne ben presto un simbolo di gioventù, di libertà e di spregiudicatezza.

Esattamente il 16 ottobre del 1965, cinquant’anni fa, debuttò in radio la trasmissione Rai che fece letteralmente conoscere agli italiani, giovani e non, un vero e proprio mondo: la musica pop americana e inglese di quegli anni, sì, ma anche nuove mode e un nuovo modo di comportarsi.

I due geniali ideatori e conduttori della trasmissione, Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, sono due personaggi che, in seguito, hanno fatto anche la storia della televisione italiana.

La genesi della trasmissione

Arbore e Boncompagni si incontrarono nel settembre del 1965 dopo aver vinto un concorso di maestri programmatori per la radio e, avendo in comune l’idea di fare una moderna trasmissione radiofonica di musica, proposero questo progetto alla Rai.

Le iniziali diffidenze della direzione della radio, allora affidata a Giulio Razzi, vennero via via superate e Luciano Rispoli, allora nel direttivo, propose l’idea per il titolo “Bandiera Gialla” che, essendo in passato il simbolo delle navi appestate, avrebbe alluso, ironicamente, al genere dissacratorio e anticonformista del programma.

La trasmissione, che lanciava i pezzi pop americani e inglesi del momento, contribuì ben presto a svecchiare i gusti musicali dei giovani, ma anche a cambiarne i costumi.

Un “Big Bang” che ha lanciato molti artisti, anche italiani

“Bandiera Gialla” ebbe il merito di lanciare in Italia moltissimi artisti stranieri e nostrani: la sigla “T-Bird”, cantata da Rocky Roberts, divenne subito popolarissima; molte ragazze cominciarono a portare gli stivaletti come Nancy Sinatra; nel programma si propose anche il dualismo tra Beatles e Rolling Stones e si tennero a battesimo tutti i nuovi complessi dell’epoca.

Anche Lucio Battisti, che all’inizio era solo autore di canzoni con Mogol, dopo essersi esibito a “Bandiera Gialla” decise di cantare alla sua maniera.

La definizione di “beat”, per quanto riguarda la musica, venne coniato in trasmissione, e da allora l’etichetta di “beat” venne data a tutto quello che faceva nuova tendenza negli anni ’60.