E’ nei Cinema “Padri e figlie”, il quarto film di Gabriele Muccino girato a Hollywood che ha come protagonisti Russell Crowe e Amanda Seyfried.
Ormai il regista italiano ci ha preso gusto a lavorare in america, dimostrando di non avere timori reverenziali nei confronti della “industria cinematografica americana” e mantenendo inalterato il suo stile sobrio e intimistico.
Nonostante la sceneggiatura dell’esordiente Brad Desch sia lacunosa e confusa, Muccino riesce a dare al film il suo tocco visivo originale fatto di spontaneità ma anche di buona costruzione delle immagini, confezionando un buon prodotto di genere.
La trama sommaria del film
Il film è ambientato nel presente, ma anche nel passato, in un passato doloroso e combattuto, che risulta essere più presente del presente stesso.
Negli anni Ottanta lo scrittore di successo Russell Crowe perde la moglie in un incidente e rimane conseguentemente vittima di una destabilizzante malattia nervosa.
Il rapporto viscerale con l’adorata figlioletta rimasta (interpretata, da bambina, da una bravissima Kylie Rogers) diventa l’unica ragione di vita dello scrittore, che da lì, da quel rapporto forte e tenero, cercherà di ripartire.
Tutti gli attori sono molto bravi
In questo film tutti gli attori sono in stato di grazia, da Russell Crowe, il protagonista, che interpreta un personaggio insolitamente dolce, fragile e forte allo stesso tempo, ad Amanda Seyfried, che, dopo troppe parti frivole, finalmente ha un ruolo più complesso per esprimersi al meglio.
Ma tutto il cast dà il meglio: Diane Kruger, che in poche scene riesce a tratteggiare una donna sconfitta e rabbiosa; Jane Fonda (l’agente dello scrittore Crowe), che ci delizia con la sua classe; Kylie Rogers, che interpreta la figlia bambina talmente bene da essere paragonata addirittura alla prima Jodie Foster.
Dopo la mezza delusione di “Quello che so sull’amore” Gabriele Muccino torna nel solco del suo cinema migliore, fatto di spontaneità, di sentimenti forti e di purezza formale delle immagini.