Continuano le presentazioni del romanzo Juan@Rosadadi Sandro Renato Garau. Stavolta è stata la cittadina di Sardara (VS), famosa per il suo affascinante borgo, ad accogliere l'autore nella biblioteca comunale in presenza del sindaco Giuseppe Garau, l'assessore alla cultura Raimondo Pisu, la coordinatrice del progetto Sistema bibliotecario 'Monte Linas' di Guspini, Antonella Mancosu e il relatore la dott.ssa Massa Maria Francesca. Al termine della presentazione tenutasi il16 ottobre 2015,il sindaco ha gentilmente accompagnato il pubblico verso la chiesa di Sant'Anastasia, della quale si parla nel romanzo, e una passeggiata nel tempo attraverso il borgo della cittadina, proprio come nel romanzo, tra i ricordi del territorio sardo e il vento che scompiglia i fiori, tra l'emozione della scoperta di un elicrisum e le descrizioni tecniche delle operazioni di estrazione nelle miniere e del lavoro di uomini, donne e bambini che ne hanno fatto la storia.

Juan@Rosada,perché leggerlo

Il romanzoJuan@Rosadaè un viaggio nel passato attraverso un mezzo di comunicazione del presente: il web e le mail. E proprio lo scambio di mail tra Juan e Rosada a costituire l'originale struttura del romanzo, anche visivamente. Ogni pagina del testo è strutturata secondo un destinatario, un mittente, una data, un oggetto, quest'ultimo anticipa il tema che sarà trattato nella mail 'un territorio sardo', un protagonista della storia sarda. Del resto fin dal titolo, la stessa chiocciola (@) anticipa la scelta di uno strumento tecnologico e contemporaneo per trasmettere il passato sardo. Ma quale passato?La rottura dell'equilibrio iniziale del romanzo è data dalla morte del nonno di Juan e Rosada, che vivono a Buenos Aires, e per assistere al funerale sono invitati a raggiungere la Sardegna.

Il destino vorrà che sia solo Juan a giungere in terra sarda e quello che sarebbe dovuto essere un viaggio di pochi giorni diventa un soggiorno di alcuni mesi. Un viaggio con gli occhi dello straniero, che osserva il mondo con gli strumenti di un'educazione e cultura che non è la sua, unico mezzo per debellare i luoghi comuni sulla Sardegna.

Ciò che più mi ha colpito del romanzo di Sandro Renato Garau è il lessico, altamente specialistico e tecnico, ma mai noioso e incomprensibile, anzi. Le mail di Juan sono un continuo arricchimento dall'italiano al sardo: ogni termine appartenente alla nostra consuetudine linguistica viene spiegato e, con questo metodo, trasmesso.

Molto spesso infatti ci ritroviamo ad utilizzare dei termini in sardo dei quali non conosciamo esattamente il significato o abbiamo dimenticato il momento in cui le cose o i territori hanno iniziato ad essere chiamati in quel modo. In in un modo di invidiosi e di invidia, in cui tutti facciamo a gara per essere migliori, lo scopo del romanzo è quello di trasmettere cultura e non di tenersi le informazioni per sé. Juan non ha mai visto la Sardegna, la conosce solo attraverso i racconti del padre, ha desiderio di visitarla e coglie l'occasione. Prima di partire fa però una promessa a sua sorella Rosada: le racconterà tutto tramite mail: e ciò che scopre ha a mio avviso un grande valore informativo, costituendo un importante contributo nella trasmissione della cultura del territorio sardo tramite la letteratura.

Tutti i territori ne sono toccati, le descrizioni dei luoghi che hanno fatto la vita dei sardi e l'identità, quale quella delle miniere, si mostrano talvolta protagonisti, altre fanno da sfondo alle vicende che Juan sente raccontare e che alcune volte lui stesso vive: è un 'migrante' che torna alla sua terra, che la conosce e riconosce, che diventa consapevole delle sue radici. Juan scopre qualcosa che non gli permette più di tornare alla sua terra, di trascorrere non più alcuni giorni ma soggiornarvi alcuni mesi, ma cosa esattamente? Se vuoi restare aggiornato sugli eventi letterari della Sardegna, clicca su 'segui' e/o vota la news cliccando sulle 5 stelle in alto a destra.