Era uno dei titoli più attesi della stagione 2015/16, probabilmente il più atteso in assoluto per gli appassionati di Cinema horror. E' stato parcheggiato per oltre un anno prima di trovare la distribuzione nelle sale di tutto il mondo. Questo ottobre ha visto finalmente la luce al cinema l'ultimo parto di Eli Roth, arrivando anche da noi in Italia. Ecco dunque The Green inferno, la recensione.

La recensione

In tempi in cui al cinema ci si divide anche per il titolo del momento, ovvero l'italianissimo Suburra di Sollima, c'è tempo e modo per spaccare i pareri anche sull'attesissimo horror di Eli Roth, uscito a fine settembre, sia negli Stati Uniti che in Italia, ovvero quell'omaggio ai vecchi cannibal movie nostrani che ha il titolo di "The Green Inferno", un titolo ibrido tra anglofono e italiano, appunto.

C'era indubbiamente tanta attesa e coloro che hanno lasciato la loro recensione sul web si sono divisi tra la più profonda delle delusioni e la piacevolissima sorpresa. Questioni di aspettative? Forse sì. "The Green inferno" è un horror che parte da una trama alquanto essenziale che vede un gruppo di giovani attivisti ambientali recarsi nella grande foresta amazzonica per fermare i violenti devastatori che vogliono colonizzare la zona. Fatto ciò, i nostri si ritrovano, per un guasto aereo, sperduti nel cuore dell'inferno verde, preda di una tribù di cannibali spietatissimi. Presto fatto, inizia il massacro dei prigionieri e il disperato tentativo di sopravvivenza e fuga di una di loro.

Il film, accusato di pressapochismo nei personaggi e negli sviluppi, ma anche di un'efferatezza tenuta troppo a freno, considerando i canoni a cui fa riferimento (su tutti "Cannibal Holocaust" di Ruggero Deodato), è una pellicola di puro intrattenimento.

E per tanto va considerata. Ovvio, bisogna essere appassionati del genere per essere realmente attratti da tale intrattenimento, ma non occorre fare accostamenti con i fasti del passato sia del regista di "Hostel" e "Cabin Fever", sia del genere stesso del cannibal movie, peraltro composto da titoli perlopiù rozzi e sensazionalistici.

E'un film riuscito, dunque "The Green Inferno"?Abbastanza. Soprattutto nella prima parte, in cui Eli Roth, senza volare troppo in alto, ovvio, descrive i personaggi ed i (falsi) loro intenti morali, prima di catapultarci in un survival nè troppo eccessivo in violenza, nè troppo casto dal punto di vista dell'emoglobina, con degli effetti speciali efferati realizzati, tra l'altro piuttosto bene.

Non ci sono buoni e cattivi nel film, ma un mucchio di personaggi sgradevoli, eroina compresa, in un mondo che sia con che senza la tecnologia (vedi l'utilizzo di cellulari e internet nel film) non c'è altra via che l'autodistruzione. Non manca nemmeno un po' d'ironia 'caciarona' che aiuta a non prendere il tutto troppo sul serio. Basterà non attendersi un bagno letterale di splatter, tantomeno riflessioni altissime sulla società, la globalizzazione o chissà che altro e, alla fine, il sapore dell'intrattenimento gradevole e un po' amaro saprà venir fuori. Intanto, i fans del genere già scalpitano per la prossima pellicola di Benicio Del Toro, "Crimson Peak"