Di tutt'altro genere, rispetto alla Grande Promessa, il film Our little sister del regista Hirokazu Kore-Eda. La frase della nonna 'Il valore della donna è pari alla quantità dei suoi segreti' sembra dire tanto in una storia di riscatto dal dolore sofferto da tre bambine abbandonate dai loro genitori. Le tre bambine ora sono ormai più che adolescenti, si chiamano Sachi, Yoshino e Chika, e ad esse se ne aggiunge una quarta, Suzu.
La storia è quella di un padre che ad un tratto si innamora di una seconda donna, abbandona la famiglia e va a vivere con costei in un'altra casa.
Dall'unione nasce una bambina. Lui muore e la bambina viene affidata alle cure della maggiore delle tre, la quale la accoglierà nella casa con l'amore e la delicatezza di una seconda madre.
La storia narrata e le riflessioni che ne scaturiscono
La madre, che poi fa capolino nella vicenda, ha anch'essa, dopo il tradimento del marito, abbandonato le figlie, le quali vivono da sole nella casa paterna. Il film riprende una novella grafica di Yoshida Akimi, ma tutta la storia, che s'impernia nella accoglienza e nell'accettazione dell'ultima arrivata delle sorelle, Suzu, è di una poesia assoluta e l'eroina è proprio la maggiore, Sachi, quella che ha più patito le conseguenze delle scelte scellerate dei suoi genitori, ma che troverà la forza di tenere unito un nucleo familiare di piccole donne e inserire nel gruppo la quarta.
La narrazione si compie in punta di piedi, in un silenzio carico di emozione, con la bellezza dei paesaggi giapponesi, segnati da lunghe marine, viali alberati, e tanti ciliegi in fiore. Una narrazione calma, pacata e profonda, dove i momenti di conflitto si dissolvono come rugiada a mezzogiorno, e dove domina incontrastato un silenzio e un'armonia esterni che diventano corrispettivi oggettivi di pace e amore di cui è ricolmo il cuore della primogenita.
Una storia costruita magistralmente in cui si percepisce il carattere della società giapponese e dove la cultura buddista ha saputo propagare il rispetto e l'accettazione che sono degni di un uomo. Un film da vedere per assaporare stati d'animo che tutti noi conosciamo, per riflettere sulle dinamiche familiari e godere del grande bene che è la pace in famiglia. L'ultima frase che Sachi pronuncia alla fine è rivelatrice e saprà giustamente ricompensare Suzu delle tante paure e dei sensi di colpa che l'attanagliavano.