“Sarà capitato anche a voi / di avere una musica in testa / sentire una specie di orchestra / suonare suonare…” eccetera eccetera eccetera. Zum zum zum. A cantare queste parole, verso la fine degli anni Sessanta, era Mina, che presentava il brano – “Zum zum zum”, appunto – ricordando al pubblico di quegli strani momenti in cui, nella testa, ci si ritrova ad avere le note di una canzone, che continuano a risuonare, per nulla intenzionate ad andarsene, procurando una particolare sensazione in bilico fra piacere e nausea. Forse non esiste una definizione più appropriata per quella musica che il gergo popolare definisce “orecchiabile”.
Un aggettivo brutto da sentire che definisce qualcosa che, al contrario, si insinua nell’apparato acustico con facilità e persistenza, come se quello non fosse altro che il suo habitat naturale.
L’indagine scientifica sullo Zum zum zum
Come spesso accade, ciò che il popolo definisce di istinto e per esperienza finisce per essere, prima o dopo, confermato dalla scienza, che sul piatto va ad aggiungere la spiegazione rigorosa: la musica orecchiabile esiste per davvero, nel senso che esistono precise sequenze di note tali da poter essere ricordate a distanza di anni dall’ultimo ascolto. Delle canzoni che su tali sequenze si costruiscono, il musicologo Ashley Burgoyne dell’Università di Amsterdam dice che “puoi anche ascoltarle solo un paio di volte, ma dieci anni dopo ricorderai di averle già sentite”.
Ecco quindi una definizione, seppure un po’ indiretta, della musica orecchiabile. Ma – come dire? – se la si può definire, allora questa musica orecchiabile bisogna pure che esista.
Un team del Manchester’s Museum of Science and Industry ha deciso di chiarire ogni dubbio conducendo un’indagine su un campione di 12 mila persone.
In un anno di lavoro, queste persone sono state sottoposte all’ascolto di vari brani, scelti fra i mille più venduti di tutti i tempi, e, in ciascun caso, gli uomini dell’equipe hanno misurato, cronometro alla mano, in quanto tempo la canzone veniva riconosciuta. Se è orecchiabile, hanno pensato, allora significa che è riconoscibile, quindi minore è il tempo necessario per il riconoscimento, maggiore l’orecchiabilità.
Il Girl Power straccia tutti
Il risultato dello studio proveniente da Manchester è una vera e propria classifica dei venti brani più orecchiabili di tutti i tempi. E, al primo posto, con un tempo di riconoscimento di 2 secondi e 29 centesimi, c’è l’inno delle Spice Girls “Wannabe”, che si lascia alle spalle dominatori del pop come Michael Jackson e Lady Gaga, presenti ciascuno con due brani. Il podio si completa con Lou Bega, il cui “Mambo no. 5” si rivela imperituro oltre ogni aspettativa, e con la formidabile “Eye of the Tiger” dei Survivor, già colonna sonora di Rocky.
Quella che segue è laclassifica finale, in cui convivono, fra gli altri, gli Abba, Elvis Presley, Roy Orbison, i Culture Club e gli Aerosmith.E gli Hanson, quelli di Mmmmbop, proprio loro.
Sì,diciamo che è una classifica eterogenea.
1)Spice Girls, Wannabe
2) Lou Bega,Mambo No. 5
3) Survivor, Eye of the Tiger
4) Lady Gaga, Just Dance
5) ABBA, SOS
6) Roy Orbison, Pretty Woman
7) Michael Jackson, Beat It
8) Whitney Houston, I Will Always Love You
9) The Human League, Don't You Want Me
10) Aerosmith, I Don't Want to Miss a Thing
11) Lady Gaga, Poker Face
12) Hanson, Mmmmbop
13) Elvis Presley, It's Now Or Never
14) Bachman Turner Overdrive, You Ain't Seen Nothin' Yet
15) Michael Jackson, Billie Jean
16) Culture Club, Karma Chameleon
17) Britney Spears, Baby One More Time
18) Elvis Presley, Devil in Disguise
19) Boney M, Rivers of Babylon
20) Elton John, Candle in the Wind