Sin dal 4 dicembre 2015, è presente all'Ara Pacis di Roma (Via di Ripetta) la collezione del Museo delle Belle Arti di Budapest che descrive l'Arte di Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec, e che terminerà l'8 maggio 2016.Fine osservatore e grande comunicatore, Toulouse Lautrec è presente a Roma con le proprie amate litografie e i disegni che descrivono e rappresentano scene, personaggi e spettatori di teatro e delle Folies Bergère.Particolarissimi i disegni che, rispetto alle litografie, sono molto ricchi in particolari (alcune volte vi sono anche ulteriori scene minori nella scena principale) che nella stampa litografica - per un qualsiasi motivo - si perdono e non vengono rappresentati; sia i disegni che le litografie, però, ritraggono volti dalle espressioni caratteristiche, molto particolareggiati nei lineamenti.
Disegni e litografie
Le litografie, forma privilegiata di espressione di Toulouse-Lautrec, sono molto curate dell'artista sia nei tratti che nel colore; l'artista, che adorava l'odore della stampa, non lo prediligeva a quello della Fata verde.
Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec nacque nella Francia meridionale, precisamente ad Albi, il 24 novembre del 1864; si riteneva che l'artista fosse di nobile casato e discendente di Raimondo V conte di Tolosa, soffriva di picnodisostosi, malattia genetica delle ossa che può portare a manifestazioni simili al nanismo. Alcuni affermano che sia morto, all'incirca intorno ai 37 anni, a causa di un ictus, altri invece indicano come causa della morte causa alcolismo, o sifilide.Si trasferì a Parigi con la madre per studiare al liceo Fontanes di Parigi e prese lezioni da un pittore sordomuto amico del padre: René Princeteau; nel 1875 però, per motivi di salute, fu costretto a ritornare ad Albi.
Il pittore ungherese József Rippl-Rónai, più giovane di Toulouse-Lautrec, riuscì a comprendere l'essenza della frenetica attività artistica del pittore francese che coincise con il grande fermento del divertimento parigino e con l'età dell'oro della stampa; Rippl-Rónai lo descrisse con queste parole: “[...] amava molto fare baldoria.
Gran bevitore, passava le notti fuori, sicché, visto che a me non piaceva fare tardi, quasi sempre mi intrattenevo con lui a chiacchierare nelle prime ore della serata. A ogni incontro non perdeva l'occasione di invitarmi al laboratorio di stampa di Ancourt, che lui frequentava quotidianamente per lavorare alle litografie. Dopo l'assenzio, l'odore che più gli piaceva era quello della stampa.”