Trenta capolavori di Mosè Bianchi (1840-1904) sono in mostra alla Gam Manzoni sino al 26 giugno. Trenta capolavori che ritraggono scorci e strade della vecchia Milano ma anche scene di vita quotidiana che aiutano a capire come si svolgeva la vita nella Milano e nella Chioggia del secondo Ottocento.
Per la prima volta la città di Milano dedica a questo importante pittore dell'Ottocento una mostra monografica, dopo quelle del 1924, 1954 e 1987:le opere esposte, curate da Enzo Savoia e Francesco Luigi Maspes, provengono tutte da notevoli collezioni private.
Le opere di Mosè Bianchi alla Gam Manzoni di Milano
Ammirare le opere esposte, come le vedute della città sotto la neve, o quadri come Uscita dalla chiesa, Milano di notte, la darsena di Porta Ticinese, Le colonne di San Lorenzo, Il tram del carrobbio (1891) è un po' come attraversare e vedere rielaborati quattro diversi indirizzi della pittura dell'Ottocento, ovvero il tardoromanticismo, coi suoi tocchi quasi impressionisti e un colore velato e morbido, il generismo che predilige soggetti caratterizzati (come il quadro Saltimbanchi), il neosettecentismo che rielabora moduli e stilemi del canone settecentesco, e infine la Scapigliatura lombarda e milanese di cui il pittore diventerà un degno e grande interprete.
Mosè Bianchi nasce a Monza nel 1840 e studia a Brera sotto la guida di Bisi, Schmidt, Sogni e Bertini. I primi quadri sono di carattere tardoromantico rappresentando scene storiche come Il giuramento di Pontida (1865), La Comunione di San Luigi Gonzaga (1864) e la visione di Saulle (1865), ma poi la sua pittura si evolve e subisce per l'appunto le tendenze dell'epoca.
Di particolare luminescenza e dinamismo il quadro 'Il tram del carrobbio' (1886), dove un tram trainato da cavalli bianchi attraversa una città colpita da una pioggia battente e le figure dei viandanti sembrano baluginare tra i riflessi della pioggia sotto ombrelli scuri che tappezzano a mo' di archetti la scena.
La veduta ritrae un luogo storico della città e nell'insieme il quadro possiede un grande potere di fascinazione perchè rappresenta la città nelle luci della sera rese più movimentate e variabili dalla pioggia mista a neve.
Un lavoro impressionistico si direbbe anche se il pittore rimane legato al canone tradizionale privilegiando il disegno sul colore.Ma la sorpresa di questa mostra non sta solo negli scorci della città e nel vedutismo urbano, ma anche nei soggetti di genere come 'La donna pittrice' o 'I saltimbanchi'.
E quell'ottocento tanto raccontato nella narrativa dell'epoca ecco rimbalzare oggi attraverso il pennello di un artista che non ha saputo valicare le Alpi e ottenere la fama di un Boldini o di un De Nittis, eppure è stato capace di rappresentare una città in continuo movimento e cogliere scene di vita quotidiana che forse troviamo descritte nel libro Cuore di De Amicis.
La mostra ricordiamo ancora rimarrà aperta sino al 26 giugno e offrirà a tutti l'occasione per confrontarsi con una pittura di vedutismo che ferma sulla tela forse una Milano che non c'è più.