“Ohioihi Bati, bative Ehiaieehie!” (da Lauda dei Battuti). Pare ancora di vederlo e sentirlo sciorinare una parola dietro l’altra nel suo grammelot, lingua a metà strada tra francese, veneziano, onomatopee, fonemi. Dario Fo, personaggio eclettico dello spettacolo italiano, premio Nobel per la letteratura nel ’97, follemente innamorato della sua Franca rame è morto oggi, giovedì 13 ottobre, all’ospedale di Milano per problemi polmonari. 90 anni e una vita vivace, politicamente e culturalmente parlando.
La donna della sua vita
Con Franca Rame, Dario Fo ha stretto un legame d’amore e di arte.
Dalla loro unione nacque Jacopo. Nel suo sangue, come in quello dei genitori, la passione per lo spettacolo. Un amore intenso e irrequieto, fatto di attivismo politico e di spettacoli, di collaborazione e consigli, fino alla morte di lei tra le braccia di lui nel 2013. Un binomio spezzato che ora torna ad essere unito.
Il Mistero Buffo e gli scontri con la polizia
È con “Mistero Buffo”, opera teatrale del ’69, in grammelot, che Fo raggiunge le vette dell’originalità. Monologhi che uniscono tematiche bibliche ad altre apocrife. Un mix di sacro e profano, di gesti e di suoni. Nello stesso anno la vita sociale e politica italiana è estremamente tesa e Fo risulta personaggio scomodo per gli argomenti trattati nelle sue opere, spesso riviste e riadattate agli eventi in atto e arricchite di satira.
Nascono, tra gli altri, “Morte accidentale di un anarchico”, “Marino libero! Marino è innocente!”, “Non si paga! Non si paga!”, e via dicendo. Tentano di fermare i suoi spettacoli, ma Fo non fa altro che aumentare la satira, utilizzando l’inconfondibile grammelot, parlata che gli fa ottenere il premio Nobel per la letteratura nel 1997, a lui consegnato per la capacità di seguire la tradizione dei giullari medievali, restituendo dignità ai deboli.
Nessuno è profeta nella propria patria
Si applaude alla sua originalità soprattutto fuori i confini italiani. Nel bel paese, invece, dilaga l’invidia di artisti che si vedono superare dal giullare buffo. Fo prende ispirazione dal medioevo, dal drammaturgo padovano Ruzzante, dal francese Molière e dalla sua donna. Un miscuglio di figure che lo fanno diventare quello per cui lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.
Uomo poliedrico
Fo sarà ricordato come scrittore, pittore, uomo di teatro nei ruoli di drammaturgo, regista, attore e scenografo, nonché attivista politico di sinistra, per cui fu spesso minacciato. Instancabile, si è dedicato, fino all’ultimo, alla scrittura e alla pittura. Solo qualche giorno fa aveva tenuto una conferenza stampa di presentazione del suo ultimo libro “Darwin”. Fo, un highlander.