Pianoforte e voce: Paolo Conte. Un incontro geniale tra galanteria d’altri tempi e la tecnologia d’avanguardia. L’essere di un mondo perduto che si aggiorna ogni volta, la consistenza di note antiquate in un contesto moderno. I colpi di contrabbasso nella "verde milonga", una Buenos Aires perduta tra le sensazioni del tango, nuvole di fumo in un intreccio di passi senza eguali. È Paolo Conte, forse l’unico cantautore partito assieme agli altri, ma arrivato più lontano degli altri, navigando quei mari musicali rimasti a lungo inesplorati, che ora lo collocano ai vertici di una nicchia data per spacciata.

È riuscito, nel tempo, a rimodellare alcune peculiarità del jazz, evitando la banalità. Un’orchestra mirabile, un sodalizio più che collaudato, i brani si susseguono nella dottrina dell’esecuzione con alleggerimenti "fuori dal seminato", assolutamente in linea. Molti classici o quasi del suo repertorio, da "Genova per noi" a "Sotto le stelle del jazz", piuttosto che "Aguaplano", quest’ultima non sempre riproposta - come del resto molte altre - a partire da "Azzurro", probabilmente ormai fuori quota, finendo con "La nostalgia del Mocambo".

Una nota a parte merita "Bartali", splendidamente arrangiata all'Arena di Verona, ma purtroppo annichilita in seguito. Ottant’anni portati alla grande, all’insegna della fine ironia, del culto dello smoking e della percezione di un ascolto al quale dedicare un orecchio educato, edonismo per pochi.

Venerdì 11 e sabato 12 novembre ritroveremo tutto questo al Teatro degli Arcimboldi di Milano, con tanta Pasion….ma "Cuanta".

Nasce avvocato, ma poi la passione per il jazz lo porta a noi come uno dei più importanti cantautori e parolieri italiani. Paolo Conte nasce ad Asti nel 1937. Strana coincidenza: si appassiona alla musica grazie ai genitori, entrambi avvocati.

La sua cultura, la passione per le tradizioni popolari e per la musica napoletana, lo portano a scrivere testi destinati a grandi artisti italiani. Ricordiamo "Siamo la coppia più bella del mondo" e "Azzurro" per Adriano Celentano, oppure "Insieme a te non ci sto più" per Caterina Caselli. Per Enzo Jannacci, invece, ha scritto "Messico e nuvole".

Ma il personaggio, lo stile a volte distaccato e talvolta ironico, lo portano a comporre completamente per "Paolo Conte", che è anche il titolo di uno dei suoi primi dischi. Questo personaggio a tutto tondo, completo, va ascoltato, va percepito e vissuto nota per nota. Vibrazioni che vanno sentite, vissute, provate.