Vi piacerebbe condividere con il vostro partner qualche foto piccante, ma temete le peggiori ripercussioni una volta finita la love story?

A salvare il vostro onore ci pensano le Coding Rights: un gruppo di hacker brasiliane determinate a tutelare privacy e amor proprio dei mittenti.

Joana Varon e Natasha Felizi, due delle fondatrici di Coding Rights, inizialmente volevano pubblicare online alcuni punti oscuri riguardo i diritti umani, ma come riporta R29, hanno poi preferito concentrarsi sul problema riguardante le foto di nudo: perché il tema non solo è un modo per affrontare il femminismo, ma una situazione pressante con cui molti si scontrano tutti i giorni.

In difesa della privacy

«Abbiamo notato che molte delle guide riguardante la sicurezza digitale sono proibitive e danno suggerimenti come: “non condividete foto di nudo”, consiglio paternalistico e inadeguato al periodo, perché le persone già stanno condividendo le proprie immagini», ha dichiarato la Varon a Refinery29.

Secondo uno studio pubblicato lo scorso anno dal sito datasociety, il 10 per cento delle donne sotto i 30 anni e il 15 per cento fra utenti internet omosessuali, lesbiche e bisessuali degli Stati Uniti ha già denunciato minacce che riguardano la pubblicazione di foto di nudo online.

Questo dato ha spronato Varon e Felizi alla tutela della privacy, invitando gli utenti incontrati nei loro workshop in giro per il mondo, ad inviare anche foto di «parti del corpo insolite», come caviglie, collo e piedi.

«Per essere più al sicuro, la società ci invita a nascondere i nostri corpi e la nostra sessualità: per non parlare di trans, queer e persone di colore, che sono spronate semplicemente a scomparire», ha aggiunto Felizi.

«Ma non è questo il genere di salvagente a cui puntiamo. Quando si consiglia ad una donna o a una persona QTIAPOC, di evitare di mostrare immagini di sé stesse, allo stesso tempo si sta impedendo una auto-rappresentazione».

Oltre a garantire alle persone la libertà di inviare foto sexy online, Coding Rights sta cercando di costruire un database legale utile a chi viene minacciato di «revenge porn».

La Varon, che lavora nel campo dei diritti umani nel mondo digitale, spiega che le persone possono comunque esprimersi fotograficamente, senza preoccuparsi di abusi sessuali seguendo alcune linee guida.

In primo luogo, bisognerebbe sempre oscurare il viso e le eventuali caratteristiche rivelatrici, come i tatuaggi e voglie. Inoltre lei e Felizi consigliano anche di utilizzare una app — ad esempio Photo Exif Editor—, per cancellare i dati vincolati alle vostre foto, e che comprendono dati fra cui che dispositivo è stato utilizzato, quando è stata scattata l’immagine e dove.