Quella del 2017 verrà probabilmente ricordata come la serie di Fashion Week più politicizzate della storia.
Campagna mediatica che non solo ha coinvolto le passerelle, ma diverse testate modaiole, fra cui W: che nel video «I Am an Immigrant», prende posizione contro la politica anti-immigrazione del presidente americano Donald Trump.
Nella clip realizzata per il magazine, un numeroso elenco di potenze della Moda dichiara con orgoglio lo status di immigrato, chiamando all’ordine fra gli altri Diane von Furstenberg, Adriana Lima, Anja Rubik, Prabal Gurung, Dao-Yi Chow e Maxwell Osborne, Carol Lim e Humberto Leon, Lazaro Hernandez, Thakoon Panichgul, Joseph Altuzarra, Jourdan Dunn e Winnie Harlow.
«Sono un immigrato», ammette Diane von Furstenberg in «I Am an Immigrant», facendo eco alle parole esatte dei suoi colleghi. «L’America è stata molto buona con me».
Il fashion business e la politica anti-immigrazione
Lontani della macchina fotografica, i protagonisti del fashion system si aprono ancora più in dettaglio riguardo a cosa vuol dire tolleranza e inclusione nell’industria.
«In qualità di modella islamica, conosco bene e da vicino la xenofobia», ha dichiarato Ali a W. «Quando mi presento dicendo: “Il mio nome è Jaharrah Ali, e sono un immigrata”, dico già tutto della mia vita, e tutto quello che ho fatto negli ultimi 28 anni è stato importante».
Nel frattempo i designer di Public School Chow e Osbourne hanno svelato lo slogan che accompagna la nuova campagna autunno 2017: «Make America New York», ironicamente stampata su sgargianti cappellini rossi da baseball.
«Gli abitanti di New York si considerano newyorkesi ancor prima che americani: ed è a causa della diversità, a causa dell’inclusione», ha spiegato il 39enne.
«Per questo, se lavori nel mondo della moda e se sei una persona per bene, devi veicolare questo concetto»,
Opening Ceremony ha dato anche un altro esempio di come i designer possono inviare il messaggio: prendendo ispirazione direttamente dalle immagini catturate dalle proprie famiglie ad Ellis Island, quando sono emigrate negli Stati Uniti.
«Non ne abbiamo mai parlato», ha ammesso Leon off-camera.«Ma siamo immigrati e orgogliosi, però credo che all’epoca ci fosse un governo altrettanto entusiasta, mentre adesso le cose sono decisamente cambiate».
Parte del problema è che gli Stati Uniti dovrebbero essere più impegnati: un messaggio parzialmente introdotto dallo spirito promosso nel video «I Am an Immigrant», ma che secondo Anja Rubik si estende anche ai designer.
«Credo che la moda non stia facendo abbastanza dichiarazioni», ha commentato la modella polacca ai microfoni di W. «La moda ha il potere di creare tendenze, non solo trend come, “Cosa c’è negli store in blu o in rosso”, ma di generare dichiarazioni e fomentare vere tendenze sociali. Per questo credo che il fashion business dovrebbe essere più coinvolto».