Riapre a marzo la Mostra Nel 1919… Soffici. Statue e fantocci, inaugurata il 29 ottobre presso il Museo Soffici e del ‘900 italiano, collocato nelle Scuderie Medicee nel cuore di Poggio a Caiano, provincia di Prato.
Contemporaneamente a Scoperte e massacri – la mostra di Soffici organizzata agli Uffizi, una mostra che, ponendo l’attenzione su un libro meno noto di Soffici sottolinea la ricchezza del contributo critico del nostro autore; nel 1919 aveva rimesso in moto il lavoro letterario in parallelo all’attività di pittore con un’ottica rinnovata sulla realtà, sui valori del paesaggio e della natura, nel ritmo quotidiano che gli suggeriva un linguaggio schietto e immediato.
L’artista
Ardengo Soffici (Rignano sull’Arno, 1879 – Vittoria Apuana, 1964) è stato identificato dalla maggior parte dei critici con il paesaggio come Morandi lo è con la natura morta e Casorati con la figura.
Dai suoi punti di osservazione di Poggio a Caiano (campagna) e Forte dei Marmi (mare), il paesaggio per Soffici è stato motivo di accesso all’intera sfera del linguaggio contemporaneo: “percezione della natura come svolgimento di un elemento che riassume i termini vitali e filosofici dell’esistenza”, estensione di significati che consentono di avere approdi reali e ideali anche ai nostri anni, caratterizzati dalla progressiva affermazione di sradicamento e virtualità.
Fin dalle prove giovanili si troverà a riflettere figurativamente sui panorami conosciuti instaurando un dialogo in chiave moderna con ciò che era stato il paesaggio dipinto a partire dal XVII secolo quando era stato proposto dai pittori non più solo come sfondo, contorno delle figure, delle scene di battaglia o dei ritratti, ma protagonista in sé autonomo, magari per immaginarvi presenze marine o montane, abitatrici di boschi.
Ricordiamo inoltre l’Arte francese e mitteleuropea in cui il paesaggio si impose per evocare anche il cuore dell’epoca, e i simbolisti di cui lo stesso soffici partecipò la poetica, ma pensiamo soprattutto a Monet che spalancò il mondo nuovo del paesaggio.
Paesaggio, dunque, a volte riconoscibile, altre meno rintracciabile, comunque sempre soggetto conduttore di un percorso artistico che invita a riflettere su campi, alberi, colline, strade e casolari, a rivolgere loro maggiore attenzione.
Le opere
Famosi: Strade e case, 1923, una strada di Poggio a Caiano, resa con misurati elementi: due casolari, un cipresso a sigillo del panorama, qualche altro alberello. Una schiettezza arcadica; possiamo pensare a taluni macchiaiuoli, ma i valori di natura, depurati di aggettivi, non hanno tempo.
Tempo grigio al mare, 1929 in cui una brezza tesa rende liquida l’immagine; nel primo piano tanti colori diversi stesi a guazzo rialzano il tessuto cromatico e sembra che la sabbia acquisti varietà di riflessi proprio per quel tempo inquieto.
Sottile, vibrante la striscia bianco turchese del mare che separa terra e cielo e sembra richiamare una dialettica di unione e separazione.
Infine, Paesaggio di Poggio a Caiano, 1932 in cui l’inquadratura che il pittore predilige, una volta ancora, è la casa di Berna che poteva osservare affacciandosi dal terrazzo della propria abitazione a Poggio a Caiano; tuttora, per quanto modificata dai restauri, esiste questa costruzione, ma il fecondo ambiente che attorniava la colonica è stato fagocitato dalla proliferazione urbana. La tela di Soffici acquista dunque, anche valore di documento, mostra un insieme armonico da cui Soffici traeva ispirazione: mediata armonia di forme che l’incanto agreste, rievocato dal pennello manteneva come qualità, prima di tutto, spirituale.